Facciamo un esempio: se Roberto e Consuelo si volessero sposare, potrebbero farlo. Anche se Consuelo fosse una cittadina spagnola e non avesse ancora trovato lavoro in Italia, potrebbe ugualmente chiedere la residenza e poi sposarsi. Ma se si trattasse di due uomini? Allora Marco e Josè vorrebbero sposarsi. Vorrebbero iscriversi al registro delle coppie di fatto di Viterbo. Josè è cittadino spagnolo e lavora, ma viene pagato con dei voucher, da una famosa ditta internazionale. I voucher non sono un contratto di lavoro e quindi non può ottenere la residenza e, non prendendo la residenza, non si può unire civilmente. Un po’ il cane che si morde la coda. E non solo, essendo straniero non può nemmeno ritirarli questi voucher.
Questo è il fantastico mondo del precariato e delle nuove assunzioni. Dove i voucher sostituiscono il tempo determinato e il contratto a tempo determinato sostituisce il contratto a tempo indeterminato. E il lavoro stabile? Non esiste più il lavoro stabile e non esiste più nessuna garanzia lavorativa. L’introduzione del Jobs Act ha modificato molto il concetto di lavoro e diritti del lavoratore, influendo drammaticamente sulla società e sui rapporti che si instaurano all’interno di essa.
Ma, si sa, l’amore supera ogni barriera e, tenacemente, Marco e Jose continuano a credere di poter passare una vita insieme. Con la legge sulle Unioni Civili, sarà possibile “civilizzarsi” in Comune alla presenza del sindaco. Bisogna solo aspettare l’attuazione dei decreti attuativi e poi accederanno alla reversibilità, al diritto di successione, potranno recarsi in ospedale per assistere il proprio amore e acquistare punteggio per avere una casa popolare. Marco e Jose dovranno solo aspettare qualche mese per coronare il loro sogno, anche se i voucher remano contro la loro stabilità di famiglia e nessuno ancora sembra rendersi conto quanto tutto quello che è stato conquistato da decenni di lotte e sofferenze, si sia ormai sgretolato al grido: “Abbasso il vecchio, viva il nuovo”.
Emanuela Dei