25042024Headline:

È a Vulci il ponte che conduce dritti al futuro

Riaperto ieri il museo dell'Abbadia, coi civici di Montalto e Canino si farà sistema

Il taglio del nastro

Il taglio del nastro

Il nuovo museo archeologico nazionale di Vulci ha un nome lungo così. Ma ci si può passare sopra, perché è una bomba. Ed era un bel po’ che si diceva che certe strutture, in zona, necessitavano di un pesante restyling. Discorso che si può fare per il civico di Viterbo (anni ’70 da morire), ma anche per quello di Tarquinia (bruttino forte). E per diversi et numerosi gemelli sparsi qua e là in provincia. Un provincia, come dire, dal sapore retrò.
Vulci invece, che poi pochi giorni addietro aveva già (re)inaugurato il ponte del Diavolo (ha tanti nomi, ma noi del Post lo chiamiamo così), ad oggi è una struttura moderna. Ossia, dentro al vecchio hanno messo il nuovo. E non solo in ottica di arredamenti.
Già. Perché ok, le sale del piano primo ora son fiche. E ciò non si discute. Come del resto la App, i pannelli, le cose interattive e via dicendo. Ma qui è del progetto in sé che si discute: l’idea, in primis, di creare un sistema museale integrato. “Aggiungiamo un nuovo tassello in tal proposito – le parole del sottosegretario ai Beni e alle Attività culturali e al Turismo, Antimo Cesaro – così avremo museo dell’Abbadia, appunto. Più civici di Canino e di Montalto di Castro”. Quest’ultimo ancora da realizzare, ma non solo idea su carta.
Con Cesaro, ovvio, ci stavano quindi anche Sergio Caci e Lina Novelli in rappresentanza dei paesi interessati. Più Alfonsina Russo a vigilare, per la Soprintendenza.
Sempre lui, ossia il sottosegretario, è poi sceso nei particolari. “L’allestimento è perfetto per tutti. Bambini, adulti, studenti, ricercatori, disabili. Prevede un apparato didattico comprensibile, e due istallazioni multimediali”. Più la App di cui sopra. Ottima anche in ottica “straniero. Abbiamo davanti un ponte tra il passato e il futuro”.

Reperti nel museo

Reperti nel museo

Curioso infine il siparietto finale che ha coinvolto, sempre in ottica spiegazioni, lo stesso sottosegretario. Trattando la funzione determinante di “vedetta”, poiché il museo è servito anche a questo, sono uscite fuori queste parole: “Dal 1975 è divenuto un vero presidio di legalità contro i tombaroli in azione in zona. Lo confermano gli ‘spiedi’ che si trovano nel cortile del castello”.
Oh, lo avevamo scritto. È proprio vero che un tombarolo in famiglia ce l’abbiamo avuto tutti. E se qualcuno si fosse dimenticato di cosa sono gli spiedi, trattasi di quei ferri che gli scavatori notturni utilizza(va)no per “lavorare”.

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