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Experience Etruria, la svolta del turismo

Viterbo nel 2015 in forte crescita (185mila presenze ) e +20% nel primo quadrimestre 2016

La principessa Ati simbolo di Experience Etruria e del distretto turistico dell'Etruria meridionale

La principessa Ati simbolo di Experience Etruria e del distretto turistico dell’Etruria meridionale

I soci fondatori sono esattamente 89. E sono tutti comuni di tre regioni differenti ricadenti in quell’area vasta che è stata opportunamente denominata Etruria meridionale. Alle municipalità si affiancano enti, associazioni, reti di impresa che fungono da supporto per rendere più solida la domanda presentata al Ministero dei ben culturali di istituire un nuovo distretto turistico. Il dossier dovrà essere presentato entro il 30 giugno, quindi il ministro Franceschini dovrà decidere se esistono i presupposti e soprattutto i requisiti per dire sì. “Ce la faremo”, è sicuro il sindaco Leonardo Michelini. “Incrocio le dita e non mi sbilancio” aggiunge più cauta la vice Luisa Ciambella, che ha seguito direttamente dal primo giorno (un anno e mezzo fa) la nascita e lo sviluppo di Experience Etruria, il progetto che (caso unico finora in Italia) si propone come entità diffusa per acquisire quel titolo che non è assolutamente soltanto formale.

Vale la pena cominciare proprio dai vantaggi derivanti dalla nascita del distretto turistico. Ancora l’assessore Ciambella: “Innanzitutto, un marchio comune spendibile a livello nazionale e internazionale; quindi, la nascita di una zona a burocrazia zero, con tempi di attuazione dei progetti molto più rapidi rispetto al consueto; e, ancora, una fiscalità agevolata per le imprese”. “L’Etruria meridionale – interviene il sindaco Leonardo Michelini – è una terra che ha origini storiche condivise che, nel corso dei secoli, si sono declinate nella cultura, nell’enogastronomia, nel paesaggio. Mettiamo a regime l’insieme di queste caratteristiche e facciamole rendere con un’azione sinergica che porta vantaggi a tutti”. Vale la pena ricordare che il nucleo originario era composto da 17 comuni con Viterbo, Orvieto e Chiusi capofila: ad oggi, come detto, sono diventati 89, ma gli altri potranno aderire in qualunque momento appena il distretto sarà approvato dal ministero. Si parla di un’area di circa 600mila abitanti che comprende complessivamente 218 comuni (120 in Toscana, 79 nel Lazio e 19 in Umbria). “I primi passi – ricorda Luisa Ciambella – furono abbastanza timidi. Fu creata una piattaforma bilingue (italiano e inglese), poi un filmato con Ati protagonista e alcuni trailer. La nostra principessa  ha volato alto: l’abbiamo presentata ad Expo ed è piaciuta tanto da ricevere due premi internazionali”.

Il sindaco Leonardo Michelini con Gianni Bastianelli, direttore dell'Enit

Il sindaco Leonardo Michelini con Gianni Bastianelli, direttore dell’Enit

Insomma, siamo arrivati ad oggi con le tre regioni che hanno in sequenza convocato le rispettive conferenze dei servizi che hanno deliberato l’adesione all’iniziativa. E così il dossier tra il 28 e il 30 prossimi (a Roma il 29 è festa) potrà essere presentato con buone (scongiuri d’obbligo) possibilità di successo. Intanto, Viterbo è l’unico capoluogo che nel Lazio ha visto crescere in modo significativo le presenze turistiche: attraverso la tassa di soggiorno di un euro a persona per ogni pernottamento è possibile quantificare in maniera precisa il numero di coloro che sono rimasti almeno una notte in città. Sono stati nel 2015 esattamente 185mila, dunque con un incasso consistente per il comune. “Ma a me – chiosa Michelini – interessa poco il danaro entrato nelle casse comunali. Mi interessa molto più pensare che queste presenze hanno consentito alle imprese turistiche e della ristorazione del territorio viterbese introiti che si possono calcolare sull’ordine di qualche decina di milioni di euro”. E i dati del primo quadrimestre del 2016 segnano un ulteriore incremento del 20%. Giacomo Barelli, che è l’assessore delegato al turismo, gongola: “Forse siamo solo fortunati o forse ci pensa Santa Rosa… Non lo so, ma i numeri sono questi. E ciò consente di guardare al futuro con fiducia”. Il passo successivo è infatti la candidatura a capitale italiana della cultura per il 2018. “Ci abbiamo provato – aggiunge – ma è andata male. Adesso ci riproviamo con un progetto differente che parte appunto da Etruria Experience attraverso quella che abbiamo definito ‘capitale diffusa’. E’ un territorio, identificato come Etruria meridionale, che si candida. Ce la faremo? Non lo so, ma riteniamo di avere le carte in regola”. Intanto, sembra che sarà ancora il professor Margottini ad occuparsi della faccenda insieme al collega Mattioli. Ma vale la pena insistere ancora con qualcuno che, con tutto il rispetto, ha fallito e ha perso? Vabbè, vedremo… La scelta comunque non appare opportuna.

La presentazione della candidatura dell'Etruria meridionale a distretto turistico

La presentazione della candidatura dell’Etruria meridionale a distretto turistico

Le conclusioni sono di Gianni Bastianelli, ex direttore dell’agenzia del turismo del Lazio ed oggi alla guida dell’Enit: uno insomma che mastica turismo e marketing a cena, pranzo e colazione. La sua è una lezione vera e propria. “Non mi sorprendono – attacca – i numeri che segnalano Viterbo in forte crescita di presenze. Deriva dal fatto che in passato è stata un città sottovalutata in questo settore. Oggi non è più così. Tutto nasce dal riconoscimento Unesco (che è un marchio riconoscibile e valido in tutto il mondo) e dalla presenza della Macchina di S. Rosa per sei mesi ad Expo. Due eventi che, a mio parere, non sono stati sufficientemente valutati dai viterbesi”. Tiè, incarta e porta a casa. Ma la lezione non è finita: “Non si può fare turismo – scandisce – se i residenti per primi non ci credono. E’ la base su cui costruire. E non bastano i paesaggi, la buona cucina, l’enogastronomia, i monumenti e le bellezze storiche e artistiche a portare la gente qui. Viterbo, la Tuscia (un’espressione che a me piace molto), l’Etruria devono diventare un’esperienza. Da vivere e da ripetere. Già, questo è un altro punto decisivo: bisogna invogliare la gente a tornare. Per vedere e gustare ciò che non hanno potuto ammirare la prima volta, ma soprattutto perché il territorio deve saper offrire manifestazioni ed eventi di ogni genere. Caffeina, in questo senso, è un forte attrattore. Roma, per dire, tra le città delle medesime dimensioni ha il record negativo di gente che ci va e poi non ritorna. Non deve accadere per l’Etruria. Decisiva la funzione che possono svolgere le grandi mete della Tuscia: in primis, Civita di Bagnoregio (passata in 3 anni da 80mila e 600mila presenze: uno straordinario risultato), ma anche Caprarola, Tarquinia, Bomarzo, Villa Lante. I turisti tornano quando si rendono conto di trovare servizi di qualità sempre. Quindi, gli enti locali facciano per intero la loro parte. Non si vince con una sola offerta: si vince quando si può offrire un  multiprodotto. Dunque, Orvieto può trarre vantaggio da chi sceglie Viterbo e la Tuscia da chi opta per la Bassa Toscana. A proposito, non è che tutti conoscano bene gli Etruschi, perciò va fatta un’azione di promozione e di divulgazione”. Ecco, il quadro è questo: ben venga il distretto turistico, ma bisogna fare anche altro. Pubblico e privato avanzino a braccetto: il futuro è dietro l’angolo. Per favore, non perdiamo anche questa occasione.

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