28032024Headline:

“No, noi in Talete non entreremo mai”

Mario Scarnati, sindaco di Fabrica di Roma, non ci sta: "Ricorso al Consiglio di Stato"

Il sindaco di Fabrica di Roma Mario Scarnati

Il sindaco di Fabrica di Roma Mario Scarnati

“E’ vero: il Tar ci ha dato torto, ma la partita è tutt’altro che chiusa”. Mario Scarnati, sindaco di Fabrica di Roma, è uno dei leader della rivolta anti Talete, anzi anti Regione che voleva commissariare i comuni non disposti ad entrare nella società di gestione del servizio idrico integrato. Sono 18 le municipalità che s’erano rivolte all’organismo amministrativo regionale, cioè Bassano in Teverina, Bassano Romano, Cellere, Fabrica di Roma, Gallese, Gradoli, Grotte di Castro, Ischia di Castro, Latera, Montalto di Castro, Monte Romano, Orte, San Lorenzo Nuovo, Sutri, Tuscania, Vitorchiano, Vasanello, Villa San Giovanni in Tuscia. La maggior parte di centrodestra, ma qualcuna anche di ispirazione opposta come Vitorchiano e Gradoli.

“Noi in Talete non entriamo – sentenzia ancora Scarnati -. Ci mandino il commissario, se vogliono, e così Zingaretti se ne assumerà tutte le responsabilità. Per far valere le nostre tesi che sono a sostegno dei diritti veri dei cittadini, ci rivolgeremo al Consiglio di Stato. Posso solo aggiungere che sono mortificato e molto arrabbiato”. Sembrerebbe una chiusura al dialogo, ma in realtà non è così perché il sindaco ha una gran voglia di spiegare come stanno le cose. “Vogliono obbligarci ad un’azione che non ha logica e nemmeno convenienza – continua convinto -. Talete è una società piena di debiti che non è neppure in grado di mandare nelle nostre case acqua potabile. Anche se poi la bolletta resta costosissima… Io, per quanto mi riguarda, mi sono rivolto all’Istituto superiore di sanità per sapere qual è la concentrazione massima di arsenico che il corpo umano può sopportare: sono ancora in attesa di una risposta”. Ma scusi, sindaco, che c’entra questo con Talete? “C’entra, eccome se c’entra perché le cose vanno spiegate nel dettaglio. Allora, il limite imposto dall’Europa non è che il frutto delle pressioni fortissime esercitate dalla lobby delle acque minerali francesi. Nel mio comune, accompagnato dai vigili urbani, ho prelevato 5-6 campioni di acqua imbottigliata acquistata al supermercato, l’abbiamo messa in contenitori sterili e l’abbiamo fatta analizzare dall’Università della Tuscia: il risultato è che in ogni litro l’arsenico è a livello 6, quindi se ne bevo due litri sono arrivato a 12, che è superiore al limite di 10. Questo significa che mi sono avvelenato? Me lo spieghino i tecnici perché io non lo capisco. Così come non capisco perché sulle etichette dell’acqua minerale non è riportato il contenuto di arsenico. C’è qualcosa che non quadra…”.

I sindaci della Tuscia, durante un'assemblea di Talete

I sindaci della Tuscia, durante un’assemblea di Talete

Un fiume in piena? No, molto di più: Mario Scarnati ne ha proprio per tutti, a partire dalla Pisana. “A Fabrica di Roma sono in attività 6 dearsenificatori: 3 li ha comprati direttamente la Regione al costo di 350mila euro l’uno e non funzionano; altri 3 li ha comprati il Comune utilizzando fondi regionali, pagandoli 200mila euro l’uno. E già questo è un mistero che qualcuno dovrebbe avere la cortesia di spiegare ai cittadini. Questi ultimi funzionano male, comunque qualcosa la fanno. Per la modifica dei 3 dearsenificatori della Regione, abbiamo dovuto accendere un mutuo di 350mila euro con la Cassa depositi e prestiti: quindi, facciamo pagare ai residenti le manchevolezze altrui… Per la manutenzione di tutti e sei gli impianti, poi, il costo annuale è esattamente di 551mila euro. Abbiamo inviato alla Regione questo conto e abbiamo chiesto che ci diano i soldi perché altrimenti non sappiamo come fare. Non si capisce se nel Lazio ci sono cittadini di serie A e altri di chissà quale serie, distinti solo dal fatto che il comune in cui risiedono è dentro o fuori Talete. Intanto, non ho mai revocato l’ordinanza di non potabilità: i risultati delle analisi fatte dalla Asl arrivano sempre con 10 – 15 giorni di ritardo e quindi, ammesso che vadano bene, non c’è certezza che nel frattempo le cose non possano essere peggiorate”.

La conclusione, sindaco Scarnati? “Non è possibile che ogni comune rischi la bancarotta per la gestione dell’acqua. La domanda che faccio spesso e alla quale finora nessuno ha mai dato risposta convincente è la seguente: ammettiamo che si stia tutti in Talete e che, ad un certo punto, qualcuno decida di ricapitalizzare per colmare le ingentissime perdite che quella società ha accumulato nel corso degli anni, come faranno i comuni a tirar fuori quei soldi? Già oggi la situazione è allo stremo: con il taglio dei trasferimenti e con una legge capestro che consente di far entrare nell’organico comunale un dipendente ogni 4 che vanno in pensione, siamo davvero al limite. Stanno distruggendo l’autonomia degli enti locali. Nemmeno Mussolini e Stalin messi insieme avrebbero potuto fare di peggio…”.

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