Lo vanno a prendere nell’appartamento dove è recluso agli arresti domiciliari, ma al campanello non risponde nessuno. Così parte immediato l’ordine di arresto per evasione.
Peccato che il giovane trentenne, in manette dallo scorso 23 gennaio con l’accusa di detenzione di sostanze stupefacenti, sia già da ore in tribunale in attesa del proprio processo, in compagnia del suo legale rappresentante.
”Guardi che i Carabinieri la stanno cercando per arrestarla – sottolinea il giudice nel pieno dell’udienza, facendo calare il silenzio tra i presenti – perché è qui e non a casa? Fossi in lei chiamerei qualcuno”.
Un malinteso. Un problema prettamente burocratico e organizzativo – risolto poi con una chiamata in caserma – che sarebbe potuto costare al ragazzo il secondo arresto nel giro di poco più di un mese, aggravando di fatto la sua posizione nel processo per droga.
Trovato in casa con circa 8 grammi di eroina, 2 grammi di marijuana e 0,5 grammi di cocaina, assieme a tutto l’occorrente per il confezionamento in dosi, è finito agli arresti domiciliari, di cui ora chiede la revoca. Ma non solo. Davanti al giudice Giacomo Autizi, anche la richiesta di una messa in prova: un lavoro di pubblica utilità all’interno di una nota cooperativa viterbese per risolvere i suoi guai con la giustizia.
Nessuna decisione ancora da parte del giudice, si tornerà in aula a maggio.