23042024Headline:

“Va a zappare la vigna” un insulto di un automobilista romano al mondo agricolo

Blocco auto dei manifestanti al Colosseo

di Andrea Stefano Marini Balestra

Roma,12-11-22 –

Una notiziola di cronaca mi porta ad alcune considerazioni.

E’ infatti accaduto che un sit in di sedicenti associazioni ambientaliste davanti al Colosseo abbia determinato l’ira degli automobilisti di passaggio al punto che uno, inveendo contro un manifestante, mentre lo trascinava via lo ha apostrofato: Va a zappare la vigna. Certo meglio per lui non essere stato picchiato, per cui a frase rivoltagli è stata una carezza.

Però, aver detto ad un disadattato, perchè solo si può chiamare chi si sdraia per istrada impedendo lo scorrere del traffico veicolare, di andare a lavorare in campagna è un insulto ai veri lavoratori agricoli.

Purtroppo nella vulgata e nel sentimento cittadino, il lavoratore agricolo, cioè il contadino, è stato considerato il punto più basso tra le classi lavoratrici, quelle cioè che non valgono niente, formate da persone capaci solo di zappare e sgobbare al sole, incapaci di fare altro.

Questo sentimento purtroppo diffuso ha lontane origini. Letteratura, cinema e media tutti hanno nel secondo dopoguerra rappresentato i contadini gente rozza, i pastori poi, come non evoluti, quindi da disprezzare mentre al contrario l’operaio dell’industria è stato celebrato come il vero motore dell’economia nazionale.

Va forse data qualche “colpa” alle associazioni agricole (troppe in Italia purtroppo e spesso confliggenti) che non hanno saputo rappresentare la classe contadina come produttrice primaria di risorse alimentari certamente più necessarie che produrre un particolare meccanico.

Questa mentalità, molto accentuata negli anni 50 ha determinato lo spopolamento delle campagna e di conseguenza ridotta la produttività agricola nella nostra nazione.

Un danno che ci portiamo ancora adesso, che, diversamente dal passato vede l’agricoltore di oggi un vero tecnico. Non zappa più a mano ma conduce mezzi tecnici evoluti che richiedono attenzione e precisione di guida, tratta i terreni consapevolmente con concimazioni ed irrigazioni scientifiche, si organizza in associazioni e consorzi per la commercializzazione dei prodotti, quindi il suo lavoro, certo, non merita essere assimilato ad un imbecille che in pieno centro di Roma manifesta in modo becero e cretino.

Serve da parte del Governo e dai media tutti uno sforzo culturale perchè la “classe” contadina, meglio, quella degli imprenditori agricoli sia considerata per quello che vale, nulla meno di un’azienda meccanica, tessile, ceramica.

In Francia e Germania, tanto per fare nomi, la qualifica di contadino non è dispregiativa, anzi, benedetta. Lo si vede dai risultati delle loro produzioni.

Perchè in Italia non altrettanto !

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