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Mentre le femministe “de noantri” tacciono, in IRAN le donne combattono


Le proteste di Teheran

Redazione

Viterbo,27.12.22

L’amico e collega Marco Fabio Fabbri ci invia un suo articolo pubbòlicsto su L’Opinione” che commenta i fatti che stanno accadendo in IRAN dove le donne combattono contro il governo teocratico della loro nazione

“Iran: uno tsunami al femminile che sommergerà il regime

di

Fabio Marco Fabbri27 dicembre 2022

Iran: uno tsunami al femminile che sommergerà il regime

È molto probabile che il regime degli ayatollah si stia avviando al limite della resistenza. Questa osservazione non è tanto basata sull’evidente crisi politica del potere, ma soprattutto sulla certezza che il regime sta utilizzando ogni mezzo per frenare la rivolta. In genere si utilizzano i sistemi più oppressivi quando ogni altra forma di controllo ha fallito. Ora il dominio sociale si esprime con rapimenti, carcerazioni, torture, violenze, stupri anche letali, e con sparizioni. Il regime teocratico sfodera ogni capacità repressiva per contenere lo stillicidio che le donne e gli uomini iraniani stanno martellando contro lo spietato regime. La massa protestante sta pagando un bilancio in vite umane pesante; dati difficilmente accertabili ma che si orientano tra i trecento e quasi cinquecento morti. Questi decessi sono causati sia da colpi di arma da fuoco che da percosse e violenze.

Inoltre, almeno ventimila giovani, di ogni fascia sociale e culturale, sono stati condotti nelle famigerate carceri iraniane dove, da testimonianze, subiscono ulteriori violenze, vengono lasciati senza cibo e dove spesso perdono la vita. Ricordo che tutto è iniziato dalla morte di Mahsa Amini, il 16 settembre, che ha mobilitato le donne iraniane contro il velo obbligatorio, simbolo di una ottusa oppressione patriarcale ma anche di un nascosto “timore” di dare libertà e magari potere-ruoli alle donne. Ma qui si aprirebbero analisi su esegesi religiose che al momento evito. Dalla morte di Mahsa si sono susseguite una moltitudine di proteste, in forma parcellizzata, e senza tregua, ma non si sono concretizzate in manifestazioni di massa.

Così le plateali esecuzioni e condanne stanno proliferando. Ha riferito l’agenzia di stampa ufficiale iraniana Irna, che il 3 novembre il ventenne Mahan Sadrat è stato accusato di essere un “mohareb”, termine che significa “guerriero” in arabo, ma nella Sharia viene letto come “nemico di Dio”, o “in guerra contro Dio”, il che comporta la pena di morte, condanna non ancora eseguita. A dicembre, a Teheran, Mohsen Shekari e poi Majidreza Rahnavard, due ventitreenni, sono stati impiccati: questo ultimo a una trave di una gru, il primo in carcere; entrambi giudicati di avere “inimicizia verso Dio”.

È evidente che gli ayatollah abbiano paura. La violenza della repressione che esercitano contro i giovani iraniani che sono, oltre che l’obbligatorio futuro, anche quella parte della società più creativa, è spiegabile con la consapevolezza che il regime teocratico è conscio di essere vulnerabile. La rivolta della “generazione 2000” è fino a ora inarrestabile. Nulla che coinvolga masse oceaniche, ma gesti, come quello ancora poco chiaro della ragazza di quattordici anni di nome Masoumeh, che si è tolta l’hijab in classe, poi arrestata dalla polizia morale e morta in carcere per le violenze subite; o manifestazioni estemporanee composte da alcune dozzine di persone, ma anche slogan, video proiettati sui social ancora non accecati, mobilitazioni nelle università e nelle scuole. Un “fiorire” di manifestazioni che almeno danno la possibilità alle contestatrici di poter apprezzare il piacere di dire e fare ciò che si sentono, ovviamente proiettati verso una definitiva libertà di espressione.

Ma circoscrivere l’attenzione sullo “scompenso” politico e ideologico del regime solo al territorio iraniano può essere limitativo. Infatti, il 20 dicembre si è svolto presso il Mar Morto, in Giordania la conferenza denominata “Baghdad II”, inerente alla cooperazione e al partenariato nell’area. Un vertice tra il re di Giordania Abdullah II, il primo ministro iracheno Mohammed Shia’ Al Sudani, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sissi, l’emiro del Qatar, Sheikh Tamim bin Hamad al-Thani, l’emiro del Kuwait, Sheikh Nawaf al-Ahmad al-Sabah, i ministri degli Esteri dell’Iran, Hossein Amir-Abdollahian e dell’Arabia Saudita, in forte fibrillazione, e l’onnipresente presidente Emmanuel Macron accompagnato da Josep Borrell, capo della diplomazia dell’Unione europea.

Il tema trattato riguardava l’influenza iraniana in Iraq nel quadro di un sostegno della stabilità del paese e nella promozione della cooperazione tra i paesi del Medio e Vicino Oriente. In sintesi, un comunicato finale del vertice ha assicurato che i partener proseguiranno nella cooperazione con l’Iraq, al fine di supportare il delicato periodo politico, il suo processo “democratico”, ma soprattutto garantire la sua sovranità alla luce della presenza del primo ministro iracheno, Mohammed Shia’ Al Sudani, in carica da ottobre dopo oltre un anno di stallo politico, ma considerato troppo vicino al regime iraniano. Il vertice è stato ed è senza dubbio un banco di prova sia per verificare l’affidabilità del primo ministro iracheno, ma soprattutto una mossa orientata anche verso la Russia.

Infatti Josep Borrell, e il suo omologo di Teheran, hanno avuto un incontro separato dove è stato intimato al rappresentante iraniano di interrompere immediatamente il sostegno militare alla Russia, basato sulla fornitura di droni tattici. Inoltre, al diplomatico iraniano è stato “ordinato” di fermare la repressione interna in Iran. È molto probabile che l’incontro bilaterale tra Bruxelles e Teheran sia stato solo l’ennesimo giro a vuoto della diplomazia europea. Ma del resto lo scacchiere dove si muove l’Iran è vasto, basti sapere che Teheran gioca un ruolo centrale nelle crisi di tutto il Vicino Oriente, dall’Iraq alla Siria passando per Libano e Yemen. Ma il futuro dell’Iran è nella bellezza, nella forza ed anche nella “sapienza” delle donne e degli uomini che oggi stanno edificando un muro che il regime degli ayatollah difficilmente potrà demolire.”

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