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Vincenzo Ceniti ci narra la storia delle Terme di Viterbo

Viterbo ha un tesoro nascosto, dissotterriamolo !

ceniti

Viterbo,28.12.22.

Redazione

L’amico Vincenzo Ceniti, profondo conoscitore di “cose” Viterbesi, ci manda un suo contributo utile per conoscere le Terme di Viterbo, importanti, ma sconosciute ai più. Buona lettura.

“Convincenti  le raccomandazioni del poeta Marziale all’amico Oppiano.(I sec. d.C.) .“Se tu non andrai a far dei bagni nelle terme etrusche di Viterbo, morrai senza conoscere cosa sia bagno”.  Questo per dire quanto erano popolari fin dal tempo dei Romani. Nel medioevo le Terme di Viterbo caddero  nell’oblio anche per colpa della morale cristiana. che condannava ogni manifestazione dell’arte e della vita pagana come una violazione dei divini precetti dell’evangelo, un tralignamento della purità dei costumi, un sacrilegio, uno scandalo, un peccato”.

Non si preoccupò di peccare il pontefice Gregorio IX che nel 1235 verrà alla terme di Viterbo per cercare ristoro al suo mal della pietra. In quegli anni il comune di Viterbo acquistò addirittura  alcune aree, per mettere le sorgenti a disposizione dei cittadini, compresa la collinetta calcarea del Bulicame che colpi la fantasia di Dante, tanto da citarla  nella Divina Commedia (Inferno canti XII e XIV).

Deve essere stata una notte di tregenda  quella del 28 maggio 1320 quando s’abbatté su Viterbo una tromba d’aria che fece impazzire, come racconta una vulgata popolare, schiere di corvi fuoriusciti dalla sorgente sulfurea del Bulicame che  cominciarono a sorvolare la città anticipando di qualche secolo le scene drammatiche di Hitchcock nel film “Gli uccelli”. I viterbesi videro nei poveri volatili, demoni urlanti che annunciavano dannazioni eterne. Tutto si risolse con accorate preghiere e suppliche che fecero risucchiare i corvi nel Bulicame da dove erano usciti.

Ma la vera rinascita delle terme viterbesi porta la firma del pontefice Niccolò V, Tommaso Parentucelli (1447-1455), che qualche decennio dopo dal ritorno a Roma da Avignone della sede pontificia, favorì un primo step di rinascenza a Viterbo con la costruzione di un edificio passato alla storia come “Bagno del Papa”.  L’interesse del pontefice per la città ha origini varie, ma ci piace credere che siano state sua madre Andreola e la sorella Caterina a guardare con occhio benevolo la nostra città che l’avevano eletta nel 1448 a meta privilegiata per salutari soggiorni termali. Quelle acque miracolose avrebbero aiutato lo stesso Niccolò V  a sopportare i disagi di una fastidiosa  gotta.

Ma c’è pure di mezzo Michelangelo. Nella sua vita travagliata e folgorante  c’è posto anche per  Viterbo. Pensiamo a quel profilo turrito, di non facile lettura, sullo sfondo della stupefacente  “Pietà” (Museo dei Portici di Viterbo) nata dalla collaborazione, secondo il Vasari, con Sebastiano del Piombo, Le cronache raccontano che Michelangelo intorno al 1549 (aveva 74 anni) in uno dei tanti viaggi a Roma si sia fermato da noi per curarsi il mal della pietra con le acque solfuree. E ne dovette trarre sollievo, tanto che in una lettera scritta a suo nipote Leonardo esaltò le qualità curative delle acque  e parlò di sensibili miglioramenti, sottolineando la necessità di fare provvista di quell’acqua miracolosa. Attento osservatore di forme classiche, fece due schizzi a penna di un paio di interni delle terme del Bacucco. Su uno scrisse di suo pugno “pianta del bagno di Viterbo”. Nell’altro disegnò lo spaccato dell’interno, con le parole “come stà dentro el dicto bagno”. Gli originali sono al Museo Vicar de Lille in Francia.

Un’altra notte da lupi fu quella meno leggendaria del 27 ottobre 1706, quando a Viterbo,  in  seguito di un nubifragio, straripò  l’Arcione che travolse le mura della città causando una decina di morti. La bomba d’acqua precipitò poi nella valle di Faul per arrivare tumultuosa alla piana delle Terme dove distrusse  il Bagno dei Papa.  Verrà ricostruito a caro prezzo.

Ed eccoci agli anni Trenta del secolo scorso in pieno Ventennio Fascista. Il comune affidò le Terme viterbesi all’Opera Nazionale del Dopolavoro (O.N.D.) che metterà  in campo un costoso progetto di restauro e ampliamento. Si scavò con pala e piccone la grande piscina natatoria alimentata dall’acqua del Bulicame (quella dell’attuale “Terme dei Papi”) che assumerà proporzioni gigantesche, circa 1800 mq.

Durante i lavori vennero alle luce mura romane, un tratto di mosaico, varie terrecotte e la testa di una scultura riferibile al dio Esculapio. Il rappresentante di Viterbo della Soprintendente alle Belle Arti Augusto Gargana denunciò il tutto, ma si proseguirà nelle operazioni di realizzazione della piscina con buona pace di tutti. Il resto è storia recente.”

Terme dei Papi _ la piscina monumentale

L’autore*

Console di Viterbo del Touring Club Italiano. Direttore per oltre trent’anni dell’Ente Provinciale per il Turismo di Viterbo (poi Apt). È autore di varie monografie sul turismo e di articoli per riviste e quotidiani. Collabora con organismi e associazioni per iniziative promo-culturali. Un grande conoscitore della Tuscia. COMMENTA SU FACEBOOK

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