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Viterbo: “Buco nero”. Lo affermò Cesare Pinzi nel 1903

Viterbo “piccola, piccola”

redazione

Viterbo,27.10.24

A pag. 75 della pubblicazione “Cesare Pinzi, Viterbo e la sua Storia -lettere 1886-1916”, a cura di Antonio Quattranni, edizione a cura Ordini Dottori commercialisti del 2017, si legge una lettera di Cesare Pinzi inviata al Cav.Avv. Tommaso Carletti che contiene un commento poco commendevole della Sua Città.

Era l’autunno del 1903. La Città di Viterbo, dapprima definita dal suo cittadino Pinzi, il massimo storico della Città “Buco nero” (riga due della lettera) prosegue……“Oh! Ella sa che qui in Viterbo non si pecca davvero di idee troppo larghe ed ardite. Pare quasi che l’ambiente, troppo saturo di neghittosità, atrofizzi a poco a poco l’anima; cosicché anco i più giovani e facoltosi non fanno di stanarsi dal loro nido e finiscono col non vedere e non desiderare più nulla al di là del poco vasto orizzonte che li circonda, e della ristretta cerchia dei loro piccini interessi locali. E sa pure che non è questa davvero l’ultima cagione che rende così torpido lo sviluppo della nostra città tanto in riguardo della cultura che dei commerci e delle industrie locali. Ma non convien pigliar le cose sul tragico. Tirem innanz! Ma parliamo d’altro. Bando alle idee nere.”

Dal 1903 ad oggi, nulla è cambiato. In centoventanni, la Città di Viterbo, dopo due guerre mondiali, la successiva “guerrafredda” USA URSS, un radicale cambiamento sociale politico da regime a democrazia da monarchia a repubblica, da costumi ottocenteschi agli attuali anche d’avanguardia, si trova sempre allo stesso punto.

Un karma, forse, per una città che in passato ha sempre avuto un’importanza. Sin dai tempi degli etruschi, che ne fecero sede della Lega dei Dodici popoli, al papato che la elesse sua sede e, poi, nei successivi secoli sempre capoluogo dell’Alto Lazio: dal Regno pontificio alla attuale Repubblica. Ma, nonostante tutto questo, oggi, la Città di Viterbo non è ancora stata capace uscire dal bozzolo. Decenni sono passati, ma, la mentalità cittadina è rimasta la stessa: solo provinciale in ogni sua dimensione, nonostante la esistenza in essa di un’importante Università.

A Viterbo, nel terzo millennio, il progresso sociale, culturale ed economico è rimasto lo stesso. di quello quello descritto da Cesare Pinzi.

Inutile dire ed inutile fare.

Tutti i sogni di rendere Viterbo una Città conosciuta ed apprezzata nel mondo, sembrano morire all’alba.

Ma, non si può ragionare ancora: “tirem innanz !”

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