Riceviamo e pubblichiamo
Viterbo,4.12.24
Costaguti, originari di Chiavari, giungono a Roma alla fine del ‘500 ottenendo in brevissimo tempo la protezione di papa Paolo V Borghese. In pochi anni accumulano enormi fortune attraverso il Banco Costaguti che avevano aperto nei pressi di piazza Navona, portando la Famiglia a finanziare la corte papale e le famiglie nobili più influenti della Città Eterna. La loro posizione sociale ed economica determinò in pochissimo tempo l’ascesa di molti membri della Famiglia, giungendo a ricoprire prestigiose cariche cittadine. Tra loro si annoverano Prelati, Tesorieri Camerali, Presidenti della Zecca, Conservatori di Roma, Senatori, sino ad avere in Vincenzo (1643) e Giovanni Battista iuniore (1690) due cardinali di Santa Romana Chiesa, quest’ultimo molto vicino al soglio pontificio. Amanti dell’arte, grandi collezionisti di opere di pittori affermati, finanzieri, i Costaguti trovano in Prospero, nella prima metà del sec. XVII, un investitore nella Tuscia viterbese dove acquista tenute, terreni, case soprattutto nella Teverina, a Grotte Santo Stefano, a Magugnano, a Celleno, a Bagnoregio, a Montefiascone, sino all’acquisto dei feudi di Roccalvecce e di Sipicciano, quest’ultimo ambito premio per ottenere da papa Innocenzo X Pamphilj il titolo di Marchese di Sipicciano il 1 aprile 1645, per lui e sui discendenti in perpetuo. Grazie anche ad alcuni matrimoni con le famiglie viterbesi come i Maidalchini, i Bussi, i Muti Papazzurri, i Vidman, acquistano un bellissimo palazzo nel quartiere di San Faustino, tutto decorato a graffiti sulle facciate esterne, poi distrutto dai bombardamenti aerei nel 1944. La loro ambizione aveva portato la Famiglia a scegliere il motto: Evehit ad sidera virtus, elevare la virtù mirando alle stelle.