
Redazione
Viterbo,3.3.25
Recentemente la Coldiretti ha diffuso un suo comunicato nel quale si evidenzia, che l’Italia, produttrice di pregiato olio exttravergine di olivo, “vanta” il primato di esserene proprio dalla vicina Tunisia il massimo importatore.
Sembra un paradosso, ma non è.
La verità sta nella circostanza che da decenni grando case commerrciali olivicoile italiane di cui non facciamo nome per publicizzarle, hanno investito migliaia di ettari di uliveti nel nord Africa, in particolare, in Tunisia per una serie di accordi anche politici della Comunità Europea con quella nazione nordafricana.
E’ stato semplice acquisire i terreni prospicenti il mare dove la natura assomiglia alle nostre coste e, sopratutto, il costo irrisorio della mano d’opera e degli impianti di trasformazione olearie scevri dai laccioli ambientalisti nosttrani, hano reso l’olivicoltura conveniente, anche se la qualità organolettica dell’olio prodotto lungi da paragonare ai nostrani.
In questo modo, infatti, è stato possibile offrire nel mercato al dettaglio olii di oliva extravergine a prezzi concorrenziali,
Conseguenza, per i nostri agricoltori, deprezzamento dei loro prodotti ottenuti con grandi sforzi economici.
E’ facile, fuori dall’Europa, nel vicino Nordafrica, produrre olio d’oliva, quando il costo del terreno è centinaia di volte inferiore quello del territorio italiano, è facile produrre olio d’oliva senza obbligo europeo di divieto uso di fitofarmaci che impediscono la difusione della mosca olearia, è facile usare diserbanti da noi proibiti ed è ancora più facile utilizzare mano d’opera a basso costo e poi molire con impianti da noi ormai non a norma.
Tutto questo ben sanno i grandi marchi del commercio oleario nostrano che hanno investito inTtunisia e che oggi inondano il mercato di olio, si, extra vergine, quindi a regola, ma a costi ben diversi dai nostri, Di conseguenza, si vedono al supermercato prezzi strabilianti, metà della metà di quelli prodotti in Italia per un analogo prodotto.
Inutile piangere sul latte versato. L’olivicoltura italiana è in pericolo, i nostri produttori per restare sul mercato, vendono sotto costo. Soltanto una piccola parte dei consumatori è disposto pagare il giusto prezzo di un litro di olio, che, oggi, non può essere, per quello italiano, meno di 18/20 auro al litro. La maggioranza, però, per condire, si accontenta dell’olio tunisino venduto a marchio italiano, cosi come è italiana l’azienda che lo produce con la complicità di accordi UE, sempre dannosi per la nostra agricoltura.
Riportamo in calce il Comunicato di Coldiretti:
“L’importazione di olio tunisino sta mettendo in crisi il settore olivicolo italiano. Grazie a un accordo Ue, ogni anno arrivano infatti senza dazi 56mila 700 tonnellate di prodotto tunisino, venduto a 5 euro al litro. Un prezzo che costringe le aziende italiane a svendere l’extra vergine sotto i costi di produzione. Coldiretti chiede per questo misure urgenti, tra cui un Registro Telematico Unico per garantire trasparenza e tutelare la qualità dell’olio italiano.”