
Riceviamo e pubblichiamo quanto pervenuto dall’amico Vincenzo Ceniti
Viterbo,2.4.25
Gli “scotolatori”
Nei secoli andati Viterbo vantava una qualificata produzione di canapa e
lino le cui coltivazioni erano estese soprattutto nel versante
occidentale della città. Il lino, di altissima qualità, al pari di
quello pregiatissimo di Napoli, alimentava un commercio molto
redditizio. Venivano da ogni parte d’Italia per acquistarne cospicui
quantitativi. La coltivazione della canapa è stata attiva a Viterbo fino
agli anni Cinquanta-Sessanta del Novecento, prima di essere declassata
dai prodotti sintetici. Una categoria di artigiani addetti a lavorare la
canapa era quella degli “scotolatori” (la scotola era un coltellaccio
di grandi dimensioni) che avevano il delicato compito di separare il
fusto dall’anima fibrosa delle piante. Il lavoro di questi abilissimi
artigiani era talmente prezioso ed utile (Viterbo ha dedicato loro una
piazza nel quartiere di Pianoscarano) che le autorità del tempo
autorizzavano la lavorazione notturna anche all’interno della città,
normalmente vietata per evitare gli incendi.