
Redazione
Viterbo,20.5.25
Fu l’ing.alessandro Fioravanti che alla fine degli anni 50 del secolo scorso, si accorse che presso le rive del Lago di Bolsena (lato est) vi erano tracce di anriche civiltà che l’avevano abitate quasi tremila anni prima (Età del ferro, IX secoli avanti Cristo)
Parliamo del “Gran Caro”, cosi si chiama il sito dove oggi spunta quasi fuori dalle acque del lago un monumento che dal fondo si eleva per alcuni metri cui è stato dato nome di “Aiuola”
Per decenni, ogni anno, nel mese di luglio sono proseguiti rilievi scientifici da parte degli archeologi subacquei di cui il suddetto Fioravanti ne è stato il capostistipe mondiale (fu insignito del Tridente d’oro nel 1968 ad Ustica) , ma, mai come negli ultimi anni, i lavori di ricerca, dapprima compiuti con mezzi rudimentali, hanno oggi raggiunto alti livelli di indagine utilizzando i più moderni sistemi in uso per le prospezioni subacquee..
Mesi fa, un equipe subacquea specializzata ha trovato e, conseguentemente, censito una buona quantità di monili ad uso femminile (anellini) dimostrando quindi l’esistenza nella sponda orientale del Lago di Bolsena di un importante centro sociale.
Ricordiamo che il sito del “Gran Caro” fu certamente un impostante insediamento umano importante. Si è scoperto che ai margini del lago in epoche in cui il livello delle acque era inferiore l’attuale,esistevano costruzioni, ma, dopo l’innalzamento del livello per fenomen naturalii, gli insediamenti umani furono costretti dotarsi di palafitte per restare sul luogo. Queste abitazioni palafitticole, probabilmente, ad un tratto vennero cancellate da un incendio o qualche altro accidente di cui non è stata spiegazione.
Importante è ricordare che in quel tratto di sponda venne eretta una piramide, certamente fuori dall’acqua nei pressi della riva, poi successivamente sommersa dall’innalzmento del livello. cosa sia è mistero: forse un monumento sepolcrale, un’ ara, un qualcosa di magnifico a segnalare l’importanza di un centro abitato, oppure, celebrazione di un importante personaggio o di altro che appare ignoto. Sta di fatto che oggi, appena sotto la superficie, appare spuntare dal fondo una costruzione semplice, ma composta da massi regolari, chiara opera della mano dell’uomo.
E’ qui che si concentra ora la ricerca,
Infatti,tra i resti delle antiche abitazioni in legno andate a fuoco e crollate, così come in altre aree circostanti, sono stati reperitii numerosissimi vasi ceramica ma anche reperti in metallo, tra cui anellini, catenelle, rotelle raggiate, elementi per la filatura, aghi, fibule. Tutto ciò è stato recuperatii durante le fasi di pulizia degli strati, avvenuta servendosi anche di una sorbona. Oltre a questo particolare aspiratore, l’utilizzo di un metal detector ha coadiuvato le operazioni di ricerca nella sabbia più superficiale sottraendo così materiale a eventuali azioni clandestine, contribuendo alla tutela e salvaguardia del sito.
Oggi è in fase di progetto delle organizzate visite mediante un sistema museale cher renda il sito visibile in snorkeling e con barche a fondo trasparente
Le attività sono in corso in vista della prossima inaugurazione del percorso subacqueo aperto al pubblico. Al lavoro il servizio di archeologia subacquea della Soprintendenza per la provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale, in collaborazione con i Carabinieri subacquei di Roma. L’assistenza in superficie è garantita anche grazie alla motovedetta dei carabinieri di Bolsena.
Un unico problema resta . Il collegamento viario che dalla SS Cassia porta alla sponda del Lago per raggiungere la zona del “Gran Caro” con automezzi è difficile. Per consentire un accesso via terra per ottenere un volume di visitatori interessati conoscere la vita dei nostri progenitori che ivi vissero tremila anni fa, è il primo intervento.