Magari fosse sempre campagna elettorale. Stando alle esternazioni dei circa 600 candidati alla carica di consigliere comunale a palazzo dei Priori, Viterbo dovrebbe e potrebbe diventare il paese delle meraviglie in men che non si dica. Vengono sfornate a ritmo incessante idee per tutti i gusti e per tutti i palati, come in una modernissima catena di montaggio. Vengono fornite ricette ineluttabili su centro storico, edilizia, traffico, scuola, rifiuti, servizi sociali, commercio, la Macchina di Santa Rosa, i cessi pubblici (che non ci sono) e perfino suoi nuovi casini (nel senso di bordelli, quelli aboliti dalla legge Merlin nei lontanissimi anni ’50) da aprire per rallegrare le serate dei giovani (ma anche meno giovani) viterbesi. Insomma, in questi giorni si può ascoltare di tutto, di più da parte dei seicento, tutti tesi a conquistarsi quella crocetta che poi li manderebbe a svernare per cinque anni a palazzo dei Priori. Roba da far invidia al candidato dei candidati, quel Cetto La Qualunque, inventato da Antonio Albanese, sempre meno virtuale e sempre più calato nella realtà odierna.
In questa fantasmagorìa del pensiero sul futuro di Viterbo e sul bene dei viterbesi tutti ecco che, ad esempio, Carlo Mancini – candidato a sostegno di Michelini sindaco – propone una Viterbo protagonista, che punti sul turismo. ”La città – dice – deve recuperare il suo ruolo di capoluogo di provincia e funzionare da traino per l’intera Tuscia” (Viterbo città d’arte e di cultura: ancora?).
Vita Sozio (lista Oltre le mura) punta invece sul commercio e rimprovera i suoi colleghi commercianti di aver sbagliato tutto in questi anni rimanendo lontani dai luoghi di decisione. Poi aggiunge: “I commercianti di Viterbo devono mettersi in testa di fare squadra. La mia è l’unica voce della categoria che può entrare in consiglio comunale” (un po’ Cicero pro domo sua, ma va bene lo stesso).
Francesco Oddo (FondAzione) ama invece la vita spericolata e lancia la sfida sulla chiusura del centro storico cittadino al traffico veicolare. Un kamikaze, conoscendo come la pensano i viterbesi su questo tema? Assolutamente no, visto che lui si riferisce a un orario ben preciso: dalle 21 alle 2 del giorno successivo, nei fine settimana.
Poi c’è Patrizia Grilli (La Destra) che se la prende invece con i palloncini di Filippo Rossi, autore di una campagna elettorale fatta solo di immagini accattivanti, e sottolinea che il suo partito ha lavorato soprattutto sulle proposte e sulla loro fattività, evitando bei sogni senza copertura economica. Amen.
E che dire di Fabrizio Giontella (Pdl) che punta tutto sull’agricoltura e sull’industria di trasformazione. “Abbiamo necessità dice – di pensare alla specializzazione, caratterizzandoci per lo sviluppo di piccole e medie imprese collegate direttamente al settore agricolo ed alimentare, in grado di competere sui mercati globali grazie a una grande attenzione all’innovazione e alla qualità”. Prosit.
Ed ecco Costanza Fantucci (La Destra) che si scaglia contro l’amministrazione Marini a causa dell’esosità delle rette per gli asili nido. “Allo stato risulta – dice – che per accedere ai servizi di asilo nido comunale si pagano rette che variano dal 10% al 40% del reddito e che così come sono strutturate penalizzano i redditi più bassi. Più di una mamma con uno stipendio di circa mille euro al mese mi ha detto di trovarsi davanti alla scelta di dover rinunciare alla metà dello stipendio per mandare il proprio figlio a scuola, o di dover rinunciare al lavoro per stare con il bambino”. La conclusione? “Prima di mettere i fiorellini a valle Faul abbassiamo le rette degli asili nido, prima di pagare gli ospiti di “Caffeina” o i giochi di “Ludica”, aiutiamo la famiglie a comprare i libri di scuola” (Insomma: non fiori e cachet, ma opere di bene).
Chicco Moltoni (Oltre le mura), all’ennesimo cambio di casacca (e di partito), non cambia però la sua filosofia politica e promette di riportare a Viterbo i grandi concerti. “La musica e i concerti di qualità sono un tassello importante della vita cittadina e credo che il mio contributo potrà essere utile in questo settore” (per la serie: canta che ti passa).
Ancora cultura tra le priorità dei candidati di Sel e della loro capolista Raffaella Valeri, che vogliono unificare con un unico coordinamento i tre poli culturali facenti diretto riferimento all’amministrazione, rappresentati dal teatro comunale, dalla scuola musicale e dalle biblioteche, per creare un unico polo a piazza del Teatro che – eliminato l’attuale parcheggio (ahia!) – diventerà un contenitore culturale mirante a rivitalizzare il cuore della città. “Istituiremo inoltre – dicono ancora -una galleria comunale d’arte contemporanea, mentre andrà al più presto ristrutturato, ricostruito e riaperto il museo civico. Istituiremo un teatro stabile al quale si affianchi una scuola che formi artisti e tecnici del settore, utilizzando anche le risorse umane presenti nel territorio, al fine di salvaguardare esperienze culturali acquisite e creare nuovi posti di lavoro” (panem et circensem? Speriamo).
Tra i più prolifici produttori di idee non possono essere ignorati Alvaro Ricci e Lisetta Ciambella (Pd), impegnati a dissertare su tutto lo scibile viterbese: dalle problematiche sull’asilo nido comunale (“Deve diventare un fiore all’occhiello per la città. E, per ottenere questo risultato, non si può prescindere dalla progressiva stabilizzazione delle operatrici, incastrate in una situazione di precariato decennale”); al recupero delle necropoli di Norchia e Castel d’Asso con l’aiuto dei giovani; alle problematiche commerciali (“Con Leonardo Michelini sindaco daremo risposte strutturali agli esercenti viterbesi. Subito una cabina di regia per il piano del commercio”); alle politiche sociali (“Va compiuta una rivoluzione copernicana e cambiare l’approccio di fondo. Basta con il sostentamento fine a se stesso. E’ necessario attivare politiche e strategie efficaci per il reinserimento dei casi possibili”). Sì, ma lasciate qualcosa anche agli altri.
Infine, per chiudere in bellezza, la battaglierissima Marina Cerasa (La Destra), da citare alla lettera: “Cosa succede in città? L’amministrazione s’è desta! Caspita, era ora! Regolarmente ogni cinque anni assistiamo al risveglio dei nostri consiglieri, alla fine del letargo. Eccoli, gli splendidi uomini del palazzo. Si danno una spolverata dalle ragnatele e si ricordano del mandato datogli dai cittadini. In questi giorni sono presenti ovunque: disponibili e attenti ai problemi della città. Peccato che tanta buona volontà andava dimostrata anche negli anni passati e magari con più senso di responsabilità. Così non c’era bisogno di affannarsi tanto in questi giorni”. Parole sante? Beh, agli elettori l’ardua sentenza.
Il più immaginifico, nonché sparaballe all’ennnesima potenza, è il solito Filippo Laqualunque Rossi da Trieste, che ha dichiarato guerra alla Multisala di Vitorchiano. Riempirà anche questa di palloni gonfiati suo pari?
La palma del lecca-lecca elettorale più ridicolo e sfacciato se la aggiudica invece, per le sue quotidiane fellatio all’energumeno di origini triestine, the big but stinky journalist. Speriamo almeno che il ricavato lo devolva in prodotti per l’igiene e profumi.