Che poi anche il Titanic, in confronto a tutto questo, sembrerebbe un gioco da ragazzi. Qui si va a picco, gente, e non c’è neanche l’orchestra che suona. Resta solo la puzza di cadavere. La Viterbese è già nel precipizio e si fa finta di niente. Si scrivono cavolate, si dà spazio a cazzari, si aspetta il ballottaggio per il Comune (“Se vince quello, se perde quell’altro”). Tutti reticenti, tutti complici.
Allora, ricapitolando quello che è successo nell’ultima settimana: il gruppo Deodati è uscito allo scoperto e ha dettato le sue condizioni: “Salviamo la Viterbese ma solo se ci ripescano in Lega Pro”. Ah, ecco: perché non chiedere pure un posto in Champions league, una cassa di champagne e un paio di escort per finire la serata in bellezza? L’impressione è che Deodati, da vecchio marpione qual è, sappia benissimo quello che fa: salvare la Viterbese è impossibile, ma noi facciamo bella figura facendo finta di provarci. Tanto la Figc ci riderà in faccia, e il discorso si chiuderà lì. Hanno chiesto di vedere i bilanci, quelli del gruppo. Hanno spiegato che è difficile averli, che non c’è un interlocutore credibile. Bella scoperta: che la Viterbese fosse decapitata, sola, non sedotta ma sicuramente abbandonata, lo sapevano anche i bambini dell’asilo. Ma poi, ecco il colpo di scena (si fa per dire).
Arriva un comunicato autografo dell’amministratore unico Gaetano Di Carlo, inviato solo a pochi eletti. Recitiamolo insieme, perché è spettacoloso: “Riteniamo di poter dire che l’attuale “proprietà” si è resa – fin da subito disponibile a qualsiasi richiesta, oggi pervenuta”. Certo, tutto vero, e complimenti per quelle virgolette. Andiamo avanti: “Vogliamo precisare che alla proprietà attuale interessa, nel modo più assoluto, che l’operazione venga chiusa a stretto giro di tempo e non solo per il riflesso sportivo”. Scusi, signor Di Carlo, se facciamo i puntigliosi: ma con il termine “la proprietà attuale” lei si riferirà certamente al signor Francesco Musacchio di Cerignola, vero? Be’, la sua vicinanza alle sorti della società, il suo interesse affinché tutto si concluda per il meglio, è sotto gli occhi di tutti. Il signor Musacchio, proprietario delle quote, è il primo tifoso gialloblu, sta sempre allo stadio, si taglierebbe un braccio (se non altro) per il bene della Sua Amata Viterbese… Ah, che proprietario straordinario, che uomo illuminato. Che mecenate. Come se non bastasse, qualcuno ipotizza pure un clamoroso ritorno in scena di Carlo Graziani da Blera. La folla andrebbe in delirio.
E il comunicato continua, spiegandoci, a noi che non lo sapevamo, che “dietro il calcio ci sono i giocatori. Giocatori che sono soprattutto padri di famiglia e figli”. Peccato che i suddetti giocatori, padri di famiglia e figli (qualsiasi cosa voglia dire) finora sono stati ignorati dall’attuale proprietà. Sono ancora vivi grazie alle collette dei tifosi, all’elemosina della gente viterbese, che non li ha lasciati soli. Al contrario dell’attuale proprietà, chiunque essa sia e ovunque si trovi. L’unica cosa certa è che l’attuale proprietà non dimostra neanche un briciolo di rispetto nei confronti di mister Farris e del suo gruppo, né vergogna.
E’ successo altro, in questi giorni? Sì, tanto. Per esempio c’è la cordata fantasma, anzi “la cordata del condizionale”, quella che dovrebbe essersi formata intorno a Gianni Moneti, ormai ex presidente del Perugia. Questa sarebbe pure gente seria, gente di calcio, che starebbe lavorando da tempo sul progetto di ripartire con un titolo nuovo, senza debiti. Puntando a vincere da subito la serie D. Peccato che appena uno si azzarda a raccontare queste cose – con tanto di conferme e riscontri – si becca una smentita al fulmicotone. Perciò tocca far finta che il gruppo Moneti non esista, e che non voglia provare a salvare il calcio a Viterbese. D’accordo, a disposizione.
I titoli di coda sono la vigilia del funerale. Perché in questa settimana è arrivato pure il comunicato della Lega nazionale dilettanti, commissione vertenze economiche, che ha appioppato alla Viterbese due risarcimenti agli ex giocatori Scarsella e Testa. Quindicimila euro da pagare entro un mese, altrimenti sono guai. Pochi? Pochi un cavolo: la cassa di via della Palazzina è l’immagine del vuoto assoluto, e soprattutto la stessa dirigenza non ha neanche cercato un accordo, una transazione, con i due ex tesserati, mandando tutto a sentenza. Se non paghi, è a rischio l’iscrizione al prossimo campionato, e forse potrebbe essere la scintilla che accenderebbe la procedura del fallimento. Già, il fallimento, che resta sempre l’unica strada da percorrere per far rinascere il calcio in città. Sempre che a qualcuno ancora interessi.
Roba da cazzari? Allora anche qui servono i superpoteri del neotifoso della Viterbese Filippo Rossi da Trieste! Vai Filì, faje vedè chi sei!