Santa Rosa è soprattutto storia. Storia e tradizione. Ecco allora una velocissima carrellata delle Macchine che si sono succedute in sette secoli, con particolare riguardo alle ultime, quelle che hanno caratterizzato il 1900.
A sinistra: il primo bozzetto di Macchina di Santa Rosa giunto fino a noi. Risale al 1690 ed è attribuito a tale Giuseppe Franceschini. Lo schema è molto semplice: su un pesante zoccolo in stile barocco poggia un supporto a forma di anfora e su questa, inginocchiata in atto di adorazione, la Santa con una grande croce in mano.
A destra: un ritratto della Macchina di Angelo Papini del 1832, ferma a piazza Fontana Grande.
A sinistra: ancora una Macchina di Angelo Papini. Stavolta siamo nel 1843 e il “campanile che cammina” sta arrivando a piazza del Comune.
A destra: La Macchina di Virgilio Papini che fu trasportata dal 1946 (dopo la fine della seconda guerra mondiale) fino al 1951. Nel ’46, con Viterbo ancora sommersa dalle macerie, la Macchina partì da piazza Fontana grande e tra i Facchini c’era un certo Nello Celestini. Il 6 luglio 1951 il cavalier Papini morì improvvisamente e nel Trasporto di quell’anno fu sostituito dal figlio Paolo. Si chiuse un’epoca in quanto il cavaliere aveva realizzato la Macchina per ben 45 anni.
A sinistra: nel 1952 viene realizzata una nuova Macchina (che passerà fino al 1958). Costruttore è l’architetto Rodolfo Salcini, in collaborazione con lo scultore Francesco Coccia. Per le parti decorative in cartapesta collaborarono per la prima volta operai di Viareggio, guidati da Fabio Malfatti. La parte scenografica fu curata dal pittore Angelo Canevari.
A destra: dal 1959 al 1966 è la volta della macchina di Angelo Paccosi, valente artista viterbese, che la realizza in soli due mesi e mezzo. Il suo esordio la Macchina lo vede il 7 settembre ’59 in quanto il 3 – giorno canonico per il Trasporto – Viterbo è colpita da una pioggia torrenziale. Paccosi muore il 30 gennaio 1962 e fino al 1966 dirigerà i trasporti il garante Aldo Vittori.
A sinistra e a destra: due immagini del Volo d’angeli, la Macchina di Giuseppe Zucchi che rivoluzionò totalmente il concetto di Macchina di Santa Rosa. Nel 1967, anno del suo esordio, la Macchina fu protagonista del drammatico “fermo” in via Cavour, in seguito al quale ci furono mesi e mesi di polemiche. Poi però, il Volo d’angeli, con la sua bellezza, conquistò il proscenio della tradizione, tanto che fu trasportata per ben 12 anni, fino al 1978.
A sinistra: dal 1979 al 1983 è il turno di “Spirale di fede”. Il concorso lo vince Maria Antonietta Palazzetti, ma il vero artefice dell’opera è il marito Rosario Valeri (che non poteva partecipare al concorso in quanto dipendente comunale). E’ la Macchina effettua ben due trasporti straordinari: il primo, il 9 luglio 1983, in occasione del 750° anniversario della nascita di Santa Rosa; il secondo, il 27 maggio 1984, per la visita papale di Giovanni Paolo II.
A destra: Armonia Celeste è la Macchina del commendator Socrate Sensi e dell’artista viterbese Roberto Joppolo che passa per le vie del centro storico dal 1986 al 1990. Durante il primo Trasporto, sulla salita di Santa Rosa, la Macchina ha una paurosa sbandata e solo la bravura dei Facchini riesce a raddrizzarla e a condurla sul sagrato della basilica.
A sinistra: Sinfonia d’archi fa il suo debutto nel 1991 e passa fino al 1997. A realizzarla è un giovane artista viterbese, Angelo Russo, che sarà coadiuvato – come costruttore – da Vincenzo Battaglioni.
A destra: Una Rosa per il 2000 è la macchina di tre architetti rampanti: Giovanni Cesarini, Marco Andreoli e Lucio Cappabianca. Verrà trasportata dal 1998 al 2002 e vede l’esordio, come costruttore, di Contaldo Cesarini, che da quel momento non abbandonerà più l’assemblaggio dei vari campanili che si succederanno.
A sinistra: Sinfonia d’archi è la creatura di Raffaele Ascenzi, architetto, Facchino per una vita, che ha voluto mettere a disposizione dei viterbesi il suo estro e la sua intelligenza. La sua Macchina (che ricordava in un certo senso il Volo d’Angeli) è passata per le vie di Viterbo dal 2003 al 2008.
A destra: ed eccoci arrivati alla Macchina odierna, Fiore del cielo, opera dell’architetto Arturo Vittori. Con un fratello famoso per essere astronauta, ha voluto anche lui cimentarsi in qualcosa che volasse e tenesse col fiato sospeso. E c’è riuscito. La Macchina, che ha debuttato nel 2009, dovrebbe concludere quest’anno il suo ciclo. Casse comunali, permettendo.
(Le notizie storiche di questo testo sono state riprese dal libro “Storia della Macchina di Santa Rosa” scritto, nel 1989, da monsignor Salvatore Del Ciuco)
La prossima macchina sarà partorita dalla mente geniale dell’ottuso Barelli.