di Barbara Bianchi
ORTE – Non avrebbe attivato alcun piano di emergenza. Ma soprattutto non avrebbe dato ai suoi concittadini l’allarme dell’arrivo della piena, che, nel novembre del 2012, causò a Orte oltre 4 milioni di euro di danni e la morte di migliaia di animali. Per questo l’ex sindaco Dino Primieri ora si trova davanti al giudice per le udienze preliminari, Francesco Rigato.
Sporta inizialmente contro ignoti, la denuncia presentata cinque anni fa dai danneggiati dall’esondazione del Tevere è oggi totalmente a suo carico: secondo quanto evidenziato dalle persone offese, se il sindaco avesse dato per tempo l’allarme sull’arrivo del maltempo e della piena e avesse disposto un piano di evacuazione, i cittadini avrebbero potuto organizzarsi e mettere in salvo averi e bestiame. Invece così non sarebbe stato.
Ad indicare Primieri come possibile responsabile di quel disastro ambientale, nel 2014, fu l’allora pubblico ministero Enzo Petroselli a cui subentrò nei mesi successivi la collega Chiara Capezzuto. E proprio dalla procura che nel 2017 arrivò la richiesta di archiviazione della denuncia sporta a carico dell’ex primo cittadino del Comune di Orte. A cui ora si oppongono le vittime dell’esondazione.
”L’opposizione alla richiesta di archiviazione della Procura appare del tutto infondata – spiega il difensore – ci sono documenti e testimoni che confermano come sia stato fatto tutto il necessario. Primieri dalle prime luci dell’alba di quell’11 novembre del 2012 era in strada. Era presente fisicamente, assieme ai volontari della protezione civile e ai carabinieri, per dare il proprio contributo al territorio”.
In merito all’archiviazione o all’opposizione nessuna decisione da parte del giudice: bisognerà attendere alcune settimane per lo scioglimento della riserva.