Ok che la necropoli in questione è quella del Calvario, ma a tutto c’è un limite. E finalmente se ne è accorta anche la Soprintendenza Archeologia del Lazio e dell’Etruria. Procediamo comunque step by step, come direbbero a Bomarzo. Spiegando la faccenda dagli albori.
Tarquinia, terra di mare e di storia. Giù alla necropoli del Calvario (appunto), e a seguito di una serie infinta di richieste, attraverso uno speciale finanziamento si è riusciti ad abbattere le barriere architettoniche. Oggi come oggi, nell’anno del Signore 2015, qualsiasi essere umano può visitare la tomba della Pulcella.
“L’accessibilità delle tombe dipinte è stata da sempre legata alla difficoltà di entrare all’interno della camera funeraria – spiegano dal litorale – collegata all’esterno con stretti corridoi (dromoi) dotati di ripide scale, inaccessibili ai visitatori con difficoltà motoria”.
Grazie al suddetto novello progetto invece, il percorso di entrata è stato addolcito, ora l’inclinazione non supera l’8%. E così la Pulcella, che tra l’altro è l’unico ipogeo dipinto della necropoli dei Monterozzi, può vantare un corridoio (dromos) di accesso quasi in piano.
E se non bastasse, all’inizio di quest’ultimo, sotto una nuova copertura a protezione dal sole, è stata collocata una postazione multisensoriale, con un pannello a leggìo con informazioni sulla tomba stessa, ausilii per non udenti con linguaggio Lis e supporto audio per non vedenti.
Le persone con disabilità, infine, potranno godere del luogo nel modo più autonomo possibile anche grazie ad un’adeguata segnaletica ed a un andamento regolare della viabilità per un sicuro orientamento lungo il percorso. “Sono presenti pianerottoli che consentono la sosta momentanea o il cambio di direzione – sempre la direzione – nonché un corrimano facilmente afferrabile sia per i bambini che per gli adulti”.
Tramite la nuova accessibilità della Tomba della Pulcella sarà possibile a tutti entrare nelle viscere della terra ed apprezzare la grande suggestione della visita dal vero di un importante ipogeo dipinto della necropoli dei Monterozzi, che – inserita tra i siti Unesco patrimonio dell’Umanità – è stata definita il primo capitolo della storia della pittura in Italia.