29042024Headline:

Ospedale, Acquapendente si appella alla legge

Il sindaco Bambini

Il sindaco Bambini

Un ricorso al Tar, anzi due. Li stanno preparando – di comune accordo e col medesimo scopo – i sindaci di Acquapendente, Alberto Bambini, e di Amatrice, Sergio Pirozzi. Perché questi posti saranno pure sperduti tra le montagne e sfruttati soltanto da turisti e buongustai, ma ci vive gente tosta, che non molla. Così si spiega la medesima reazione dei due primi cittadini, tra l’altro teoricamente di sponde politiche opposte, ma in questo caso forse è proprio la politica il nemico comune da combattere. Entrambi schierati contro il famigerato decreto regionale 247, quello che trasformerà i rispettivi ospedali in case della salute.

Ad Acquapendente il consiglio comunale aperto dell’altra sera ha fissato all’unanimità le direttive dell’azione. Il ricorso al Tar, intanto, che verrà formulato sfruttando la consulenza legale dell’Anci (associazione nazionale comuni italiani) e di Federsanità. E ancora, la sinergia con gli altri centri dell’Alta Tuscia e allargato oltre i confini della provincia – perché i diritti non hanno frontiere – su fino ad Amatrice. “Con Pirozzi ci siamo sentiti in mattinata, e concordiamo sulle cose da fare subito”, ha spiegato Bambini. E infatti, poco più tardi, lo stesso primo cittadino reatino annunciava le azioni comuni, a partire dal ricorso al Tar. Come terza opzione, quella del non-ritorno, il pulsante rosso da spingere soltanto quando ogni altra soluzione avrà fallito, ecco che il consiglio comunale aquesiano ha scelto le dimissioni in blocco. Un gesto estremo, d’accordo, però coerente in una storia in cui la coerenza è merce rara. Da parte della Regione, soprattutto, sostengono i nostri.

Quella Regione che col decreto di cui sopra ha estromesso Acquapendente (e Amatrice) dagli ospedali di riferimento per zone disagiate. Bastava guardare una carta geografica per rendersi conto del contrario. Mentre Bracciano, Montorotondo e Subiaco, loro sì che sono rientrati nella scialuppa di salvataggio. “E non capisco perché – si chiede ancora Bambini – Noi siamo stati esclusi da questa classificazione, quando invece abbiamo tutti i requisiti per tale riconoscimento. Altri comuni avranno quindi dei servizi in deroga a questo decreto, in quanto zone disagiate, proprio come noi avevamo sempre chiesto”. Una cosa ben diversa della casa della salute, troppo piccola e inadatta come struttura per sostituire anche lontanamente i servizi di un ospedale vero.

Il presidente della Regione Nicola Zingaretti

Il presidente della Regione Nicola Zingaretti

In attesa che ai primi di settembre venga perfezionata l’azione giuridica al Tar, ad Acquapendente continuano a muoversi su altri fronti: “Ci siamo rivolti all’università della Sapienza, affinché elabori uno studio sulle ripercussioni economiche dell’eventuale scomparsa dell’ospedale in favore della casa della salute – spiega Bambini – Quello che vogliamo dimostrare è che oltre ai disagi sanitari, la nuova struttura non è neanche una scelta conveniente in termini di soldi”. E chissà che alla fine proprio il vil denaro non sia l’argomento decisivo per vincere questa battaglia: su certi temi, si sa, la sensibilità aumenta quasi magicamente.

Ma attenzione, perché le larghe intese tra Acquapendente e Amatrice potrebbero non finire qui. I reatini giusto ieri sera dovevano decidere in un consiglio comunale aperto se indire un referendum per la secessione dal Lazio (matrigna ingrata) e l’annessione all’Abruzzo. Lo stesso potrebbero fare presto i viterbesi qualora dalla capitale non ricevessero segnali di comprensione: “Non abbiamo alcun timore reverenziale nei confronti della Regione e di Zingaretti”, dice Bambini, novello Davide. E vuoi vedere che presto gli aquesiani saranno chiamati a scegliere tra Toscana e Umbria? In ogni caso, cascherebbero bene. Anzi, di lusso.

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