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Tg tre regionale: di tutto, di meno

TG3 LazioE’ come una zona d’ombra, una macchia nera che si estende a nord di Roma fino al confine con la Toscana. Sono le tenebre forzate imposte da Mamma Rai, che da quasi un anno ormai (giugno 2012) non copre più con un corrispondente in loco il territorio della Tuscia. Cioè da quando il mai troppo rimpianto collega Fausto Pace ha festeggiato la meritatissima pensione. Da quel momento, i trecentomila e passa cittadini della provincia di Viterbo, da Proceno a Settevene, da Orte a Tarquinia, sono rimasti al buio, buio informativo s’intende. O meglio: qualcosa, sul telegiornale regionale del Lazio (Tgr) qualcosa si è visto, ma spesso erano pezzi d’agenzia rimpastati dalla redazione romana, conditi da qualche immagine di repertorio risalente più o meno al Pleistocene (tipo: via della Palazzina a doppio senso, il Corso di Viterbo transitabile dalle auto e altri reperti d’epoca). Troppo poco, per un territorio vasto e popolato, dove di cose da raccontare e da seguire – bene, sul posto – ce ne sarebbero a iosa, tra cronaca nera, politica, i problemi della gente comune, gli scandali piccoli o grandi. E invece, Viterbo resta orfana di un riferimento Rai, mentre tutte le altre province del Lazio, dalla Ciociaria al Reatino, ne possono vantare uno.

Questa la premessa. La novità è che dopo qualche appello sporadico da parte dei politici (in particolare, a fine marzo, di Antonio Capaldi di Sinistra e libertà), ora scende in campo anche l’associazione Stampa Romana. Che chiede ai vertici della Rai, e lo chiede con forza di provvedere al più presto alla nomina di un nuovo corrispondente che copra il territorio, magari sfruttando risorse professionali locali. “E’ una questione urgente sia per ragioni di uniformità di informazione, pubblica e dunque accessibile a tutti –spiegano da Stampa Romana – ma anche con risvolti occupazionali, visto che il service di Viterbo che produceva le immagini a corredo dei servizi ha perso molto lavoro proprio da quando il Tgr ha deciso di trascurare Viterbo”.

Ora, si potrebbe anche obiettare che i conti della Rai non brillano certo per disponibilità, che la spending review va tremendamente di moda anche a viale Mazzini, ma restano sempre obiezioni fragili, di fronte all’anomalia viterbese, di fronte alla zona d’ombra su una popolazione che, fino a prova contraria, paga anch’essa il canone. “E soprattutto, facendo una semplice ricerca si capisce che la televisione in questa provincia è il mezzo più accessibile a tutti per le informazioni – fanno notare ancora da Stampa Romana – L’età media della popolazione è alta, diciamo che in molti non hanno confidenza con internet, e i collegamenti web nei paesi della provincia restano problematici, o troppo lenti. Ecco dunque che restano solo televisione e carta stampata per sapere cosa succede”.

C’è chi sostiene che la Rai abbia deciso, in un Consiglio d’amministrazione, di bloccare automaticamente le sostituzioni (il turn over) dei corrispondenti che vanno in pensione. Si spiegherebbe così la mancata successione a Pace. Ma quella del risparmio non è una giustificazione sufficiente, almeno secondo il segretario di Stampa Romana Paolo Butturini. Che è tranciante nel suo giudizio: “Un corrispondente non costerebbe molto, gli sprechi pubblici sono bel altri. E poi, qualora in provincia di Viterbo dovesse succedere un fatto importante l’azienda sarebbe comunque costretta a mandare un inviato, che costa molto di più. E stiamo parlando di puro servizio pubblico, di un grave disagio occupazionale e informativo che va risolto, subito”.

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