01052024Headline:

La piazza del Pd unita per la capolista

Il segretario provinciale Egidi con Simona Bonafé

Il segretario provinciale Egidi con Simona Bonafé

Altro giro, altra piazza. La terza di una campagna elettorale per le europee del 25 maggio, che da queste parti ha riscoperto i luoghi aperti e i cari vecchi comizi, declinati però in modalità 2.0. La prima era stata Giorgia Meloni, dieci giorni fa, la quale nonostante il suo piglio da erinni non era riuscita a riempire un posto storico per la destra viterbese (quella di una volta, quella vera), come piazza delle Erbe. Poi una settimana fa, erano arrivati i Cinque stelle, candidati che a piazza Unità d’Italia avevano dimostrato di essere fatti proprio di carne e ossa, e non soltanto creature virtuali che abitano il web. Ieri, nella terza piazza, quella del Gesù è toccato a lei, Simona Bonafé, splendida quarantenne – per dirla alla Nanni Moretti – e una delle cinque capolista scelte da Renzi per guidare le truppe del Partito democratico nelle cinque circoscrizioni elettorali italiane. Quelle, insomma, che hanno generato una sfilza di soprannomi: da Renzi girls a renzine, tralasciando quelli più triviali.

La piazza si popola pian piano all’ora dell’aperitivo: duecento persone, tra seduti e in piedi, al netto di assessori e consiglieri comunali di maggioranza, molti dei quali reduci dalla processione della Santissima Liberatrice, concorrenza religiosa nel pomeriggio domenicale. La madonna laica che si aspetta qui, invece, arriva con mezz’ora di ritardo, giubbino verde perfetto per il personaggio e per l’atmosfera generale, molto casual ma non sbracata. C’è chi è venuto col cane (la risposta democrat al maledetto Dudù), chi fuma mezzi toscani, chi lascia giocare i bimbi a campana, visto che la pavimentazione della storica piazza – e la fontana – porta ancora i segni e i disegni di una qualche manifestazione passata. Speriamo che si ricordino di dare una pulita, dopo.

I bambini giocano a campana

I bambini giocano a campana

Sulla presenza in massa dei renziani viterbesi non c’era nessun dubbio, e infatti: da  Mancinelli a Trani, da Quintarelli a Pistilli a Delli Iaconi fino ai giovani, ci sono tutti. C’è naturalmente anche il capogruppo Francesco Serra, che bacia tre volte la Bonafé, e viene da pensare che sia un qualche genere di saluto segreto, come nelle sette. Ma Simona si lascia baciare anche da Ugo Sposetti – il baffo, si sa, stuzzica – e da qualcun altro che le si presenta. Spiegazione: “A Viterbo torno volentieri, specie per rincontrare quegli amici con i quali abbiamo condiviso un percorso politico importante”.

Già, un percorso che parte da lontano, dalla prima Leopolda, quando i renziani erano visti come la quinta colonna del nemico (Silvio) dentro il Pd trinariciuto. Poi si sa com’è andata a finire: Renzi ha vinto le primarie del dicembre scorso (dopo aver perso quelle precedenti) e ora è diventato addirittura presidente del Consiglio. Meglio farseli amici, i renziani, o comunque palesare un’unità di facciata. Anche perché le elezioni sono alle porte, c’è il pericolo Grillo – con certi sondaggi da paura che girano al Nazzareno – e conviene fare blocco. Così, oltre al senatore Sposetti, ecco il consigliere regionale Panunzi e, ad un certo punto, da un vicoletto sbuca anche l’altro pezzo grosso che mancava all’appello, quel Giuseppe Fioroni scortato dalla vicesindaco Ciambella. Ci siamo tutti, si può cominciare.

Fa gli onori di casa un altro non renziano (eufemismo), il segretario provinciale Egidi: “Questa piazza per noi è un simbolo, perché nel 2007 ospitò la festa dell’Ulivo – spiega – Siamo contenti di ospitarti qui, Simona, così credo che tutti abbiano apprezzato la scelta coraggiosa di Renzi di scegliere cinque donne come capolista. Adesso dobbiamo essere coerenti con quella scelta”.

Il saluto con il senatore Sposetti

Il saluto con il senatore Sposetti

Tocca alla Bonafé, allora, e al suo accento lombardo (è nata a Varese) risciacquato in Arno: “Sento il peso della responsabilità e insieme l’orgoglio, di guidare la lista del Pd in una circoscrizione così importante, perché include la mia terra d’adozione, la Toscana, ma anche Roma, e luoghi bellissimi come la Tuscia. Diceva Andrea della scelta di Renzi delle capolista donne: una scelta che va oltre la parità di genere, che tra l’altro credo si debba perseguire anche con ben altri provvedimenti, e che semmai è significativa perché ci mettiamo la faccia. Il partito ha scelto persone che vadano in Europa davvero: non come hanno fatto altri, che hanno messo in lista persone che al Parlamento europeo non si vedranno mai”. Non può mancare la frecciatina d’ordinanza a Grillo, sulla scia dello stesso premier, che negli ultimi tempi ha alzato il livello dello scontro con Beppe: “Ha detto che avrebbe cambiato l’Italia e non lo ha fatto, anzi non ha votato nessuno dei nostri provvedimenti per il cambiamento. Adesso dice che rivolterà l’Europa: gli si può credere?”. La domanda resta in sospeso, s’è fatta una certa e la tabella di marcia del candidato è spietata. Prossima tappa del viaggio di Simona è Civita Castellana: cena elettorale, per le europee e per Angelelli

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