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Si avvicina il “bomba day” del 7 maggio, ma quanti problemi pratici per i cittadini ?

Un evento mai capitato, è vero, ma siamo certi della organizzazione

Le prime operazioni degli artificeri dell’Esercito

Redazione

Viterbo,1.5.24

A proposito di bombe la giornata del 7 maggio prossimo non sarà da ricordare come quella tragica del 17 gennaio 1944 quando mezza Viterbo uscì distrutta da un bombardamento aereo che fece molte vittime, però passerà alla “storia” cittadina per le modalità per le quali la messa in sicurezza di un mega ordigno, costringerà mezza popolazione a correre nei “rifugi” proprio come avvenne la predetta citata funesta giornata del 17 gennaio 44.

Anche se una successiva disposizione prefettizia ha ridisegnato in minus la zona da mantenere in sicurezza e, cioè dai 1800 metri iniziali, a “soli” 1400 dal luogo del ritrovamento (via De Gasperi), resta che dalle prime ore del mattino tutti i cittadini residenti nell’area dovranno lasciare le loro abitazioni per collocarsi fuori dal perimetro. Non meno di 20mila persone saranno costrette sloggiare da casa ed attendere per il rientro il “fine emergenza” che sarà diffuso con ogni mezzo, telefonini compresi.

Il Comune ha predisposto navette per il trasporto dei cittadini verso luoghi sicuri oltre il perimetro di sicurezza, precisamente nelle Parrocchie, ma al momento non altre strutture sono state indicate. Soltanto la direzione di “Terme dei Papi” terrà aperta la piscina monumentale gratis per chi vorrà farne uso durante le ore di blocco. Un’idea “geniale” di grande aspetto pubblicitario, ma non crediamo sia gradito a molti portarsi il costume da bagno per immergersi nelle acque sulfuree dell’impianto.

Quello che preoccupa è il trasferimento di buon mattino dai luoghi di residenza di persone anziani, disabili e necessitate di cure continue che proprio nelle loro abitazioni sono possibili, nonchè di malati allettati in casa, il cui loro rientro a cessato allarme dovrebbe avvenire con mezzi pubblici non attrezzati per trasporto invalidi se non, addirittura insufficienti per un trasporto collettivo di gran massa.

Altro problema, che pare venga “sventato” mediante l’uso di droni, è il possibile scacallaggio delle case private e loro adiacenze, attività commerciali comprese. Una ghiotta possibilità per malfattori di “operare” in assenza di custodi presenti, che non riteniamo sia eliminabile solo mediante pattuglie e mezzi aerei.

Vi è poi il problema del distacco dell’energia elettrica nella “zona rossa” che certamente potrà danneggiare la scorta di surgelati domestica e, per molti uffici, la mancanza di energia, potrà danneggiare i sistemi informatici, e comunque rallentare il lavoro. Vi è già una corsa all’acquisto di gruppi di continuità e generatori di energia elettrica, ma per questi costi, nessun indennizzo è previsto, anzi nemmeno preso in considerazione come possibilità.

Staremo a vedere la mattina di martedi 7 maggio prossimo.

Non vogliamo essere “prefiche” di un disastro annunciato, cioè, assolutamente non lo scoppio della bomba che ha dormito nelle viscere della nostra città 80anni, ma di quello organizzativo dell’evento, presentato da oltre un mese, ma ancora non ben specificato nei particolari operativi e tecnici.

Sarà ancora un’ipotesi di “brutta” figura delle amministrazioni pubbliche, che, per pararsi da eventuali loro responsabilità, scaricano sui cittadini tutti i problemi che “potrebbero esserci” durante i lavori di messa in sicurezza di un ordigno bellico.

Sarà interessante verificare quanti cittadini abbiano eventualmente evacuato le loro abitazioni ed aver cosi affrontato il “pericolo”, quindi quante tonnellate di cibo saranno rimaste avariate e quanti server di uffici saranno saltati per mancanza prolungata di energia e che danno certamente abbia subito la Città di Viterbo per essere stata chiusa per una giornata lavorativa.

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