27042024Headline:

Giovanni XXIII a rischio chiusura

IPABIngressoPer comprendere a fondo l’intreccio burocratico che si cela dietro l’istituto geriatrico Giovanni XXIII, ci vorrebbero tutta la pazienza e la bontà che lo stesso Papa ha dimostrato al mondo durante il suo soggiorno in Vaticano.

Detto ciò la complicatissima vicenda dell’Ipab viterbese ha inizio nel 2009, quando la casa per anziani diventa anche una Rsa (residenza sanitaria assistita). Sotto la tutela della società Giomi (società privata), che acquista il 51 per cento delle azioni da quella pubblica (l’Ipab, appunto). Quote che, secondo l’attuale commissario straordinario dell’ente Domenico Tamagnini (che è anche un generale della Guardia di Finanza), non sarebbero state neppure pagate, attraverso cavilli e cavilletti giuridici (1.802.000 euro, non bruscolini).

Ma la novità è di questi ultimi mesi. Avendo acquistato da circa un anno la Domus di La Quercia (quella restaurata dalla Curia nel 2000 coi soldi del Giubileo, che sembra non se la passi tanto bene), il grppo Giomi comincia (come è logico che sia per un’azienda) a smuovere le acqua. Portandole inevitabilmente al mulino di casa.
Così, con la scusa delle mancate norme antincendio nello storico palazzo di via della Teverina, decide di trasferire gli ospiti della Rsa dal Giovanni XXIII a La Quercia.
E allora il commissario straordinario lancia il suo disperato sos, con una accorata lettera indirizzata al presidente della Regione Nicola Zingaretti, all’assessore per le autonomie locali Concettina Ciminiello, al prefetto Antonella Scolamiero, al sindaco Leonardo Michelini e al manager Asl Luigi Macchitella
Dice Domenico Tamagnini che, da un lato così facendo, il Giovanni XXIII è a forte rischio estinzione. Un altro pezzo di Viterbo destinato a morire. Dall’altro poi il personale che lì dentro ci lavora, e magari anche da un pezzo, che fine farà? Perderà occupazione, manco a dirlo. Sempre Tamagnini si domanda ancora se non sia più semplice mettere in sicurezza quattro estintori piuttosto che sloggiare. Quesito lecito.
E nel marasma generale spunta anche il parere Sel, espresso attraverso le parole di Umberto Cinalli. “Il Comune in tutto questo dove sta?”, altra sintesi. Già, perché proprio l’amministrazione dovrebbe supervisionare la faccenda. Bloccando falle e esigendo chiarezza. E okay che ad oggi ci sta un commissario, e quindi decide lui. “Ma la squadra di Michelini non può lavarsene le mani così – chiude Sel – Anche perché diversi cittadini si troveranno senza lavoro, e molti anziani non avranno più a disposizione un servizio indispensabile”.

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