29042024Headline:

A Belcolle la vita è fatta a scale

Un cartellone sopra un ascensore invita all'attività fisica. Già, ma 9 piani a piedi...

Il cartello strategico di Belcolle

Il cartello “strategico” di Belcolle

Che normalmente uno quando arriva all’ospedale Belcolle è già stremato. Un po’ per i quarantasei tornanti che si debbono affrontare fin su a San Martino al Cimino. Un po’ perché varcare certe strutture, sia da protagonisti che da comparse, è già di per sè pesante. Quando va bene poi si trova un parcheggio nei pressi delle porte d’accesso. Quando va male invece si abbandona l’auto dove si può e ci si prepara ad un cammino stile Santiago (ma corredato di bestemmie, quindi più laico diciamo). E finalmente ecco l’accesso. Dieci metri avanti, e compaiono anche loro: gli ascensori. Altri protagonisti indiscussi di Belcolle. Non si spalancano mai al tuo piano, e se lo fanno prima di rilasciarti possono passare anche delle ore.
Ma non basta. Tanto per gradire e tanto per condire la zuppa, sopra i montacarichi per umani ultimamente sono spuntati pure dei deliziosi cartelli.
Questo il messaggio patriottico che riportano: “Caro operatore.. Caro utente, non perdere occasione di fare attività fisica! Salire e/o scendere le scale è una opportunità per farlo!”. Firmato “promozione dei sani stili di vita”.
Viterbopost, incuriosito, è andato ad informarsi. Poiché una campagna di comunicazione così geniale non si sentiva dai tempi di “liscia, gassata, Ferrarelle”. Il mandante di tale arguta dicitura pare sia direttamente il vertice ultimo (ossia quello più in alto) della direzione sanitaria. Smentite invece le voci che credevano fosse opera di un nostalgico dell’Urss, quella che improntò il suo regime sulla ginnastica.

L'ospedale di Belcolle

L’ospedale di Belcolle

Ora. Giusto due considerazioni. La prima è di natura strettamente tecnica. Sotto il cartello ci sta un display. Che dice: “fuori servizio”. Pertanto, che piaccia fare moto o meno, comunque a piedi si deve andare. Oppure ci si può adattare con un razzo, con delle funi, con gli scarponi con sotto le molle, con un tappeto elastico, e con altri mezzi da copiare a Will Coyote.
Due: l’ospedale cittadino di piani ne ha nove. E se si entra dal davanti non si parte da zero, ma da meno due (o forse anche tre), illudendo il papabile scalatore. Pertanto, un signore anziano che volesse andare a trovare la moglie al terzo livello, e che leggendo il cartello di cui sopra decida di farsi la scarpinata, è spacciato già al primo gradino. Si potrebbe salvare solo se arrancando passasse per sbaglio da “rianimazione”.
L’attività fisica, infine, fa bene. È divertente. Allunga la vita. Accelera il metabolismo. E mette anche fame. Tutte cose che nulla hanno a che vedere con gli ospedali, però. Che invece dovrebbero offrire servizi funzionanti. O al massimo chiedere scusa per il classico disagio, quando per esempio un ascensore è rotto.

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