Prima si sono riunite. Poi hanno deciso di inviare una lettera aperta alle testate giornalistiche e, soprattutto, a lorsignori politicanti. Poiché il periodo è caldo (non solo in senso climatico), e certe dinamiche vuoi o non vuoi si ripetono regolarmente nel medesimo arco di tempo.
Ora, innanzitutto, chi si è riunito? Le associazioni animaliste provinciali. E, seguendo, qual è il punto della missiva? L’abbandono dei cuccioli. Con relative et ampie problematiche annesse.
Ma partiamo dal principio. A parlare è Elvia Viglino. Quella signora tutto pepe che prima si è inventata, e tutt’ora gestisce con le unghie e con i denti, il cosiddetto “canile” di Bagnaia. È lei che ci mette la faccia, da presidente di “Amici animali”. Ma a nome pure di Paola Menino (Oipa Viterbo), Cristiano Zappi (Mifidodifido), Teresa Tosi (rifugio Speranza, Tuscania) e Rita Storri (Incrociamo le zampe).
“Ci si è incontrati per discutere del randagismo e dell’abbandono – apre la Viglino – e abbiamo pensato di sollecitare Ausl, Provincia e Comune. Non siamo sicuramente sulla buona strada. I fenomeni appena descritti sono in aumento, e le misure prese fino ad oggi non bastano”.
Andiamo quindi a vederle, queste misure. “Nel 2010 si è partiti con la sterilizzazione a basso costo – prosegue – della quale non si sa più nulla. Comprese quei 20mila euro che erano stati destinati a tale pratica. L’anno passato si è pensato poi ai microchip. Che un pochino hanno funzionato. Ma oggi? Nulla. Col risultato che il 70-80% delle cucciolate ce lo ritroviamo per strada o addirittura ci viene lasciato fuori le nostre strutture”.
Prima domanda: come mai? “Non discutiamo per niente dell’inciviltà del gesto – aggiunge – ma ricordiamo che si tratta comunque di un reato, sancito dalla Costituzione. Vogliamo trovare poi altre motivazioni? Crisi economica e di valori. Il tutto però porta ad un solo, tristissimo, epilogo. Da un lato gli animali sono condannati ad una vitaccia. Dall’altro costano, e non poco. Ai Comune, alle Province. E l’incredibile aumento di gente che si sveglia la mattina e vuol aprirsi un canile, fa tanto pensare che qui si passa dalla passione e dal volontariato al business. Che grava sui contribuenti”.
Per onor di cronaca, va sottoscritto che un randagio è sì adottato da una struttura. Ma a pagarlo siamo tutti. Per ogni cane tot euro giornalieri. Insomma, una spesa non da poco. “Che si intervenga in fretta – chiude – che si sterilizzino almeno le femmine. Saranno così minori i danni provocati dai randagi. Il loro mantenimento sarà contenuto. Non serviranno nuove strutture pubbliche di ricovero. E se ne gioverebbe anche l’igiene urbana”.