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Viterbese, ti ricordi degli eroi del 2004?

Carboni, Bianconi, Santoruvo alla presentazione de La Provincia nel pallone

Claudio Di Marco (in piedi) alla presentazione del suo nuovo libro

Claudio Di Marco (in piedi) alla presentazione del suo nuovo libro

E’ il calcio più vero, quello dove non si gioca per soldi ma per amore, dove l’agonismo è feroce, ma poi, tutto sommato, siamo sulla stessa barca, e al triplice amici come prima. E’ il calcio delle persone, soprattutto, dei presidenti mitici, dei dirigenti tuttofare, delle bandiere. E’ il calcio di provincia, dei paesi e dei campanili, delle imprese memorabili. Anche a distanza di anni. Tutto questo ha raccontato – e lo ha raccontato in modo eccellente – Claudio Di Marco, giornalista sportivo viterbese dalla carriera lunga e onusta di riconoscimenti che ha dato alle stampe – per i tipi dell’Accademia Barbanera – La Provincia nel pallone. Sottotitolo: “Laddove il calcio caratterizza usi e costumi”.

Presentazione con lustrini incorporati, ieri nella Sala regia di Palazzo dei priori. La prima di una serie che interesserà, giustamente, l’intera provincia per buona parte dell’estate. Già stasera si replica a Soriano nel Cimino, con i protagonisti di quella Sorianese che un decennio fa conquistò la serie D, a partire dall’allenatore, il formidabile Sergio Pirozzi. E ancora: Nepi, Bagnoregio e via lungo le strade e nelle piazze della Tuscia.

Da sinistra: Carboni, Ciambella, Santoruvo, Musella

Da sinistra: Carboni, Ciambella, Santoruvo, Musella

Ieri, visto che eravamo a Viterbo, gli ospiti erano di lusso, e il tempismo di averli chiamati alla vigilia della partita più importante del calcio cittadino negli ultimi anni è un’ulteriore nota di merito per Di Marco. C’erano: Guido Carboni (allenatore), Stefano Bianconi (difensore centrale alla Stam), Ferdinando Ciambella (team manager), Antonio Musella (portiere) e Vincenzo Santoruvo (attaccante). In pratica: l’ossatura di quella vecchia Viterbese (la Unione sportiva) che nel 2004 arrivò a giocarsi la serie B nella finale playoff contro il Crotone. E la nuova Viterbese, l’Adc della famiglia Camilli, domani andrà a giocarsi una tappa importante di avvicinamento al ritorno tra i professionisti contro il Taranto, guarda caso squadra rossoblu come quella calabrese.

La Provincia nel pallone (edizioni Accademia Barbanera), autore Claudio Di Marco

La Provincia nel pallone (edizioni Accademia Barbanera), autore Claudio Di Marco

Ora, non sarà sfuggito che l’atmosfera che inzuppa oggi la città è simile, molto simile, a quella che avvolse i leoni in quel giugno di undici anni fa. E sentite Guido Carboni, il tecnico aretino che su quel campionato costruì la sua fortuna (poi è stato a Bari, in B, ad Avellino, Rimini, Frosinone, Empoli, Benevento): “Mi ricordo quei giorni. Eravamo passati dai settecento spettatori delle partite invernali ad una coda di trecento metri solo per prendere il biglietto in prevendita. Arrivando qui, e mancavo da dieci anni, ho visto uno striscione con scritto ‘tutti allo stadio’, so che c’è una sfida decisiva e tiferò per la Viterbese. Resto tifoso gialloblu e spero con tutto il cuore che questa città torni nel calcio che conti, perché se lo merita”. Applausi, lacrimuccia dei tifosi più de panza, e avanti con il monumento Ciambella, a raccontare le peripezie (eufemismo) di quella stagione senza quattrini ma con tante palle.

E il libro? Meglio acquistarlo che spiegarlo qui. Valgano però le presentazioni di Livio Treta (in rappresentanza del sindaco Michelini), del sindaco di Bagnoregio (ed ex presidente e figlio di presidente della squadra locale) Francesco Bigiotti: “Se non era per il calcio, certi paesi della provincia non l’avrei neanche mai conosciuti”. E ancora, Moraldo Adolini, ex giocatore e ora assessore in quel di Nepi: “Questo, il nostro, è calcio vero”. E poi, la ciliegina, il commovente ricordo di Ugo Russo, storico radiocronista di Tutto il calcio minuto per minuto andato in pensione di recente: il suo addio in diretta raccontato durante Livorno – Trapani del 12 ottobre scorso, ha fatto piangere gli sportivi italiani. Qui ripete: “Il rispetto per il pubblico, la sua attenzione, è la chiave di questo mestiere. E Claudio Di Marco lo ha sempre fatto, bene, nella Tuscia”.

E si va avanti così, tra ricordi e battute, abbracci e rimpianti di un calcio che forse non c’è più, ma che resiste. Nello stile delle persone. Questione di educazione.

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