28042024Headline:

“C’è una luce in fondo al tunnel”

La relazione di Gianni Calisti, presidente di Federlazio Viterbo

Gianni Calisti, presidente di Federlazio

Gianni Calisti, presidente di Federlazio Viterbo

Ecco il testo della relazione di Gianni Calisti, presidente di Federlazio:

“Cogliamo anzitutto l’occasione per ringraziare tutte le imprese del campione interessato alla nostra indagine, in particolare quelle del territorio della Tuscia, che hanno dato la propria disponibilità, aiutandoci ad avere una visione costante ed aggiornata dello stato di salute della nostra realtà produttiva, consentendoci di mettere i risultati ottenuti a disposizione del sistema economico, istituzionale e sociale locale. Il traguardo del superamento della crisi sembra ancora distante, tuttavia nell’ultima indagine semestrale della Federlazio è emerso qualche timido ma indubbio segnale positivo sul fronte della produzione, della domanda e del fatturato interno, degli investimenti effettuati e della tenuta dell’occupazione.

Ma anche altri due dati richiedono con forza di essere posti in risalto.

Il primo evidenzia che nel periodo gennaio-giugno 2015, solo Viterbo presenta un tasso di crescita delle imprese industriali di segno positivo: + 0,89%, mentre in tutte le altre province del Lazio il risultato è stato negativo, così come analogamente registrato a livello nazionale (-0.71%). Il secondo viene dalla percezione della crisi da parte dei piccoli e medi imprenditori, dall’atteggiamento più propenso all’ottimismo, che è emerso dalle risposte al questionario. E’ risultata in aumento, rispetto al semestre precedente, la percentuale di imprese per le quali “si comincia ad intravvedere una luce in fondo al tunnel”: il 58,2% degli intervistati. Il primo dato conferma, semmai ce ne fosse stato bisogno, la straordinaria dinamicità della Tuscia, con la sua economia incentrata sulla piccola e media imprenditoria, la spina dorsale e il futuro di questo territorio, della regione e del Paese.

E’ l’impegno che in maniera concreta e costruttiva continuano ad esprimere ogni giorno tanti uomini e donne, che con la loro capacità di fare impresa, il loro coraggio di assumersi rischi, di investire, da sempre fanno forte la Provincia di Viterbo, creando reddito ed occupazione. Questa dinamicità imprenditoriale è una delle straordinarie ricchezze della Tuscia, accanto a quelle storiche, culturali ed ambientali: essa esiste e continua a resistere nonostante la pressione fiscale, le avversità congiunturali, i vincoli burocratici, i costi energetici, le endemiche carenze  infrastrutturali, l’agguerrita e per certi versi sleale concorrenza dei Paesi emergenti.

Il dubbio da sciogliere è: quelli evidenziati dalla nostra indagine sono segnali che vanno intesi come un semplice arresto della caduta verticale o come indicatori di una reale ripartenza?

La partita vera, a nostro avviso, non si gioca tanto sulla capacità del sistema economico di produrre questi segnali, quanto sulla sua capacità di difenderli, di rafforzarli, di dare loro continuità, mettendoli al riparo da eventuali contraccolpi futuri sempre possibili.

Tutto ciò significa, in altri termini, che lo sforzo che va messo in atto collettivamente da tutti coloro che a vario titolo hanno a cuore il rilancio del sistema produttivo, deve essere quello di mettere in campo politiche, iniziative e comportamenti imprenditoriali, che possano conferire ai germogli di ripresa la forza per diventare più solidi e innescare una catena virtuosa di effetti positivi.

E allora, proprio per rafforzare questi segnali e fare in modo che essi possano rappresentare una decisa inversione di tendenza destinata a confermarsi giorno dopo giorno, occorrono strategie che, proprio alla luce delle caratteristiche espresse dal contesto competitivo odierno, debbono essere poste in essere sia dal soggetto privato, sia da quello pubblico.

La prima riguarda indubbiamente l’intensificazione dell’attività di innovazione di processo e di prodotto: occorre che il nostro paese acquisisca più consapevolezza di ciò e agisca di conseguenza. La seconda strategia riguarda i mercati internazionali, affinché siano resi più accessibili alle nostre imprese. Occorre fare in modo che le imprese siano in grado di strutturarsi, di acquisire ed utilizzare adeguatamente tutte le informazioni e le conoscenze necessarie ad un corretto e proficuo inserimento sui mercati internazionali. Si tratta di traguardi che tali strategie possono raggiungere più agevolmente con il supporto del sistema politico-amministrativo, che deve tornare a recuperare quel ruolo fondamentale di facilitatore e stimolatore, al tempo stesso, degli sforzi posti in essere dagli operatori economici.

Oggi più che mai, le nostre imprese avvertono con forza la necessità che si costruisca intorno a loro un habitat industriale favorevole”.

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