14122024Headline:

Marino se ne va e iniziano le vacanze romane

Riflessioni e considerazioni di varia umanità sorseggiando il caffè della domenica

savino nicolaAlla fine, è stato costretto a prendere atto della situazione e a sloggiare dal Campidoglio. Ventisei consiglieri comunali (la stragrande maggioranza proprio del suo partito) si sono dimessi e così Ignazio Marino non è più sindaco di Roma. Non è che avesse una gran voglia di lasciare quella carica, tanto che aveva ritirato le dimissioni presentate un paio di settimane fa, rinviando tutto ad un dibattito nell’aula del consiglio comunale che avrebbe dovuto portare ad un chiarimento e alla ripartenza. Così non è stato: i killer sono stati i consiglieri, ma il mandante politico dell’operazione sta – secondo lo stesso sindaco – in un altro palazzo romano. Per il chirurgo prestato alla politica, il vero artefice del suo defenestramento è il premier Renzi.

Lettura un po’ superficiale, figlia probabilmente della rabbia del momento, ma non del tutto lontana dal vero. Quei 19 del Pd che si sono dimessi, insieme ad altri 7 di altre formazioni, non lo avrebbero mai fatto senza un input preciso proveniente dalle parti di palazzo Chigi. Il problema è che nelle alte sfere del Pd da tempo i comportamenti di Marino non erano più accettati e sopportati: lui, il sindaco, sarebbe stato pure contento di andarsene a patto di ricevere un qualche riconoscimento pubblico da parte di Renzi o di Orfini che, oltre ad essere il presidente dei democrat è anche il commissario a Roma e dunque più da vicino segue le vicende del Campidoglio e dintorni. E magari anche qualche rassicurazione sulla futura agibilità politica: un postarello in parlamento, italiano o europeo non ha importanza. Niet, non se ne parla proprio. E così finisce, almeno per ora, l’avventura del dottor Ignazio. Che, però, puntando sulle migliaia di persone che lo hanno pubblicamente sostenuto, quasi certamente si presenterà alle future elezioni romane non tanto per vincere (possibilità inferiori allo zero)  quanto per far perdere il candidato del Pd, chiunque esso sia.

Ignazio Marino, sindaco dimissionario di Roma

Ignazio Marino, sindaco dimissionario di Roma

La vicenda consente qualche riflessione sui candidati espressi dalla cosiddetta società civile. Marino, va ricordato, vinse le primarie e dunque ebbe un’investitura popolare, ma guidare una macchina complessa come quella del comune di Roma (più grande di diverse regioni italiane) non è faccenda semplice. Meglio, dunque, un politico di professione? Nemmeno questo è vero in assoluto. Non esiste una verità depositata che valga per tutti e in ogni circostanza: il sindaco di una metropoli deve essere manager, politico, capace di dialogare con i cittadini e con le istituzioni, a cominciare da Santa Romana Chiesa che da quelle parti conta e non poco. Tutte doti e qualità nelle quali Ignazione si è rivelato un’autentica frana. Qui non c’entra la bega dei lussuosi pranzi a spese del comune: su quella dovrà pronunciarsi la magistratura, sia ordinaria che contabile. Per carità, Marino ha anche toccato un po’ di poteri forti (che non appena possibile, si sono vendicati con gli interessi), ma non ha saputo neppure circondarsi di collaboratori adeguati. Fate giocare Messi o Cristiano Ronaldo in una squadra di pippe e anche loro faranno una figura del piffero.

Ora comincia l’epoca del commissariamento. Intanto hanno designato il prefetto di Milano, uno che ha gestito (bene) la vicenda Expo e che appare lontanissimo dalle beghe della capitale. La campagna elettorale è cominciata con relativa caccia al candidato. Nei prossimi mesi se ne vedranno di tutti i colori. E’ tempo di vacanze romane…

Buona domenica.

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