28042024Headline:

Mister X si è comprato le serre di Latera

Erano parcheggiate in Tribunale dal lontano 2003. Pagate in asta solo 169mila euro

L'annuncio dell'asta di ieri in Tribunale

L’annuncio dell’asta di ieri in Tribunale

Contrariamente a quanto annunciato da Viterbopost nei giorni scorsi, le tanto dibattute serre di Latera ieri sono state vendute. E questo conferma, se mai ce ne fosse bisogno (tipo in futuro), che non siamo stati noi della redazione a comperarle. Magari per coltivarci dentro giovani giornalisti.
Ma veniamo al dunque. Ventiquattro ore fa, nelle sedi preposte del Tribunale di Viterbo, qualcuno si è aggiudicato il pacchetto al gran completo (la procedura è stata seguita dal notaio Biancamaria Ciambella). Purtroppo però per il momento non si può sapere chi è l’aggiudicatario. Poiché lo stesso ha versato il solo assegno circolare che permette di partecipare all’asta. E più precisamente ha sganciato 16.900 euro. Pari al 10% di quanto previsto. In realtà la cifra sarebbe di 225.000 euro. Ma, per legge, l’offerta si può proporre in quota di ribasso, arrivando almeno al 75% del totale. Insomma le serre sono state cedute ad una cifra globale di 169mila euro.
Ora, stando sempre all’iter burocratico, mister X (nome che tenteremo di darvi a breve) ha quattro mesi di tempo per regolarizzare la cosa.
Tentiamo comunque di fornire ulteriori dettagli. Innanzitutto la proprietà non comprende solo le serre (più di 30.000 metri quadrati, vetro e acciaio). Ma anche il terreno circostante (ha 8.03.25), locali direzionali, uffici, laboratori e magazzini. Un fabbricato di 180 mq, un capannone di 233, più un ulteriore manufatto da destinare a cabina e centrale elettrica. Chiude una tettoia con vasche di accumulo.

L'area serre, vista dall'alto

L’area serre, vista dall’alto

Secondo poi, l’asta andava deserta dal lontano 2003. Si è scesi da 1.710.000 euro ai suddetti 169mila. E ancora: all’epoca la struttura mastodontica era costata sei miliardi scarsi delle vecchie lire. Infine, per essere pignoli, la procedura era esecutiva e non fallimentare.
Detto ciò, per capire di cosa si tratta, abbiamo interpellato il geometra Angelo Ginanneschi. Sindaco di Latera durante quegli “anni caldi”. “Sono stato eletto due volte – spiega l’ex primo cittadino – da aprile ’95 a giugno 2004. Nel momento del mio insediamento c’era già il permesso del Ministero per la geotermia. L’Enel aveva la concessione mineraria. La centrale sarebbe stata la prima in Italia ad ‘acqua dominante’. Un prototipo, insomma, rispetto a quelle dove invece prevale il vapore”.
In sostanza l’acqua veniva pompata da pozzi scavati sul territorio di Latera (profondi anche diversi chilometri), e reinserita in altri pozzi, attraverso dei tubi che arrivavano (arrivano ancora oggi) a Grotte di Castro e Gradoli. “L’impianto venne acceso nel luglio del ’99 – sempre lui – e subito si presentarono dei problemi, valvole incrostate”.

La centrale, a monte

La centrale, a monte

E fin qua il sindaco parla della parte a monte. Scendiamo a valle. “L’area serra – prosegue – fu realizzata con fondi Pim (Programmi integrati mediterranei, ndr). In parte faceva capo all’Arsial, in parte alla Co.Geoterm. Che a sua volta si divideva in Comune, Provincia e Comunità montana. Le cifre sono giuste, sui 6 miliardi”.
Il resto della storia lo abbiamo scritto nelle puntate precedente. Basta rileggerle qua sotto. “Quando ho terminato il mandato – chiude Ginanneschi – l’Enel aveva già abbandonato. La Co.Geoterm invece aveva assegnato due moduli ad altrettante società (Coipa e Latera piante srl, ndr). Che, logico, navigavano in una profonda crisi”.
Riflessioni del caso. Chi ha comperato le serre? Perché spendere tanto a fronte di un pacchetto ridotto veramente male? Cosa si intende sviluppare in quel sito una volta bonificato?
Il mistero si infittisce.

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