01052024Headline:

Necessità di sicurezza (e di collaborazione)

Riflessioni e considerazioni di varia umanità sorseggiando il caffè della domenica

trentarighe disegnoMa possibile che Viterbo (la quieta, pacifica, tranquilla Viterbo) sia diventata una città a rischio sicurezza, tanto da far scattare addirittura l’allarme? No, non è possibile e non è nemmeno credibile, anche se alcuni recenti episodi (particolarmente odiosi come i furti nelle abitazioni) un qualche campanello lo hanno fatto suonare. Fa bene il questore Suraci a delimitare i confini riportandoli ad una realtà dalla quale non si può prescindere perché “il rischio zero non esiste”, perché “Viterbo non merita una militarizzazione”, perché “i provvedimenti adottati garantiscono la tranquillità di tutti”. Eppure l’arrivo di dieci specialisti dei Carabinieri appartenenti alla Compagnia di intervento operativo e l’uso dell’elicottero in volo anche notturno per il controllo del territorio, qualche segnale lo lanciano: c’è bisogno evidentemente di dare una stretta ulteriore ai controlli, ai posti di blocco.

Ma c’è un altro aspetto che forse è ancora più preoccupante e sul quale vale la pena spendere qualche parola: la collaborazione dei cittadini. Che, in certe circostanze, sta mancando e che comunque è al di sotto delle attese. Si comincia dai sistemi di videosorveglianza installati da privati o enti pubblici. Domanda: a che cosa possono servire se non sono collegati con le sale operative delle forze dell’ordine? A poco, se non a niente, se non permettono in tempo reale di intervenire a polizia e carabinieri. Suraci lo dice a chiare lettere: “Ci aspettavamo maggiore collaborazione”. Una rete estesa ed efficace permette non solo di monitorare il territorio e quindi un intervento celere in caso di necessità, ma anche di seguire i movimenti di malintenzionati che tentano di scappare.Ma se manca il collegamento, ogni buona intenzione è destinata a fallire.

Ancora, la mancata registrazione delle presenze in alcune strutture ricettive. E qui il problema è duplice: da un lato l’evasione fiscale (se il cliente non è registrato, paga comunque ma il danaro finisce non tassato nelle tasche dell’impresa), dall’altro l’impossibilità di controllare la situazione. Se si pensa ai pericoli derivanti dal terrorismo, si comprende facilmente come queste situazioni apparentemente secondarie assumano invece un’importanza fondamentale. Quest’ultimo aspetto si collega direttamente ad un’abitudine pare abbastanza diffusa nel capoluogo: affittare in nero case, appartamenti, locali. Spesso a persone di nazionalità straniera. Sembra che nel quartiere di San Faustino, la cosa sia di ordinaria amministrazione. Con conseguenze uguali a quelle segnalate in precedenza: mancati introiti fiscali, impossibilità di verificare chi ci abita, con l’aggiunta di una ghettizzazione sociale che non può non preoccupare, visto che si parla apertamente di situazioni di forte disagio, di minacce, di comportamenti anche violenti nei confronti di chi vorrebbe semplicemente vivere il proprio quartiere.

Le forze dell’ordine fanno la loro parte utilizzando al massimo uomini e mezzi disponibili, ma se i cittadini non collaborano, anzi si sottraggono ai propri doveri civici, allora la battaglia non è certamente persa, ma diventa sicuramente più complicata. Se si invoca legittimamente più sicurezza, bisogna diventare parte diligente. Altrimenti le parole e le proteste sono soltanto aria fritta.

Buona domenica.

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