
Alberto Frau, direttore di Coldiretti Viterbo
Premesso che, come poi abbiamo già detto 700 volte, in Italia si consuma molto più olio di quanto si produce (e quindi perché scandalizzarsi quando poi si viene a sapere che la grande distribuzione acquista dall’estero?), con il nuovo Piano olivicolo nazionale si spalancano le porte del mercato mondiale.
A dichiararlo è Coldiretti. E pure qui ci si divide in felici e contrari. Punti di vista.
Comunque. Negli ultimi 25 anni, all’estero, il consumo del “nostro” oro verde è aumentato del 73%. In codesta ottica gli ottimisti del caso possono tirarsi su le maniche e tentare la scalata fuori confine.
“Il nuovo Piano introduce misure per favorire l’incremento della produzione e mettere al riparo i consumatori internazionali dagli inganni del falso Made in Italy attraverso strategie di marketing per la valorizzazione di quelle eccellenze a marchio Dop – spiega per l’ente in giallo il direttore Alberto Frau – Per le imprese viterbesi, in particolare per quelle di Canino e dei comuni ricompresi nel disciplinare della Dop, si aprono nuovi scenari di espansione. Oggi abbiamo strumenti ancora più efficaci per esaltare il valore aggiunto della nostra denominazione di qualità e accrescere i margini di reddito aziendale. Occorre però rimodulare i canali commerciali, perfezionare la rete di vendita e pianificare, insieme ai produttori, le attività per aggredire i nuovi spazi di mercato”.
La Dop Canino comunque tira forte. Nel 2013 la produzione della campagna olearia è stata di 564.763 chili (olio Dop 74.751 chili), nel 2014 è stata di 651.291 chili (olio Dop 78.985 chili) mentre l’ultima campagna si è chiusa con 767.674 chili di olive per una produzione di olio Dop di 92.369 chili.

Olio della Tuscia
“Il dato – precisa Claudio Calevi, segretario di zona Coldiretti Canino e presidente del comitato Dop Canino in Camera di Commercio – premia la scelta di commercializzare la denominazione di origine protetta. I marchi e le certificazioni europee sono un valore aggiunto soprattutto sui mercati esteri, essendo i primi riferimenti per i consumatori in cerca di garanzie sulla qualità e sulla provenienza geografica”.
Ok. Ma cosa fa tecnicamente questo Piano? “Il Piano olivicolo – chiude Coldiretti – punta a rilanciare la competitività del settore, destina risorse per favorire l’aumento della produzione, finanziare ricerca e innovazione e incentivare le attività di recupero varietale. Il nostro Paese è il secondo produttore mondiale dopo la Spagna, ma il primo per numero di oli extravergine Dop”.