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L’illusione di Filippo: ammazzare i partiti

Filippo Rossi

Filippo Rossi

E se l’illuso fosse Filippo Rossi? Per carità, nessuna sentenza prima che sia celebrato il processo (in questo caso le elezioni amministrative di fine maggio), ma solo un’impressione, stando alle esternazioni del ragazzone inventore di Caffeina che ha deciso di fare il grande salto candidandosi a sindaco di Viterbo.

Dunque, Rossi ha criticato Michelini (in corsa per le primarie del centrosinistra) affermando che “la sua è una lista che di civico ha ben poco, perché ha accettato fin da subito le regole dei partiti. Meccanismi che li hanno trasformati in apparati burocratici”. Poi se l’è presa pure con l’altra “aspirante civica” Chiara Frontini dicendo che “con le primarie civiche sta spacciando per nuova, una cosa già vecchia. Contarsi, come dice nel suo video, significa pesare i consensi per poi gettarli sul mercato elettorale. Anche in questo caso, la prosecuzione con altri mezzi dei vecchi metodi di partito. Per le elezioni comunali, le primarie esistono già. Sono il primo turno. E votano tutti i cittadini senza produrre risultati falsati”. Ora non resta da aspettare che dica peste e corna anche di Gianluca De Dominicis, candidato a sindaco del Movimento 5 Stelle, e il panorama sarà completo.

Perché, direte voi? La risposta è quanto mai semplice. Perché, dopo l’exploit di Beppe Grillo alle politiche, adesso c’è la corsa ad affrancarsi dai partiti tradizionali, visti un po’ da tutti i candidati come la lebbra. Ed ecco allora rivenir fuori alla grande la società civile che, a chi qualche annetto sulle spalle ce l’ha, ricorda tanto l’inflazionato “nuovo che avanza” dei primi anni ’90, quando andò in frantumi la prima Repubblica sotto i colpi di Tangentopoli.

Ebbene quella fase, condita da tanto entusiasmo, analizzata adesso che sono trascorsi quasi due decenni, quindi sulla base di quanto accaduto, non è che portò a grandi benefici per la collettività. Anzi. Si assistette, soprattutto nel primo periodo, a una specie di “Corrida” con tanti dilettanti allo sbaraglio, dove il difetto più grande apparve subito la mancanza di competenze. Sì, le competenze. Perché la pubblica amministrazione è una bruttissima gatta da pelare e non è vero che chiunque possa districarsi alla bene e meglio nel dedalo di leggi e regolamenti che la condizionano.

Detto ciò, i partiti rappresentano l’ossatura della democrazia e sono citati anche dalla Costituzione. Che poi abbiano fatto quello che hanno fatto, è pacifico. Ma bisognerebbe prendere atto che non se ne può fare a meno. Caso mai andrebbero riformati e, in alcuni casi, cambiate le persone che operano al loro interno. Ma abolirli sarebbe deleterio. E vedrete che anche il movimento del comico (o ex comico?) genovese, ora che è entrato in Parlamento, un minimo di struttura dovrà darsela. Altrimenti rischia l’anarchia o, nel caso contrario, la leadership dittatoriale.

Ecco perché c’è il concreto rischio che ad illudersi sia proprio Filippo Rossi. Il quale, a mio modestissimo avviso, avrebbe fatto molto meglio a dedicarsi anima e corpo alla sua Caffeina, facendola crescere ancora di più. Sicuramente in questo modo avrebbe fatto il bene della città e dei suoi abitanti.

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