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Una nuova speranza per il caffé Schenardi

L'interno del caffé

L’interno del caffé

Riapre Schenardi? Sarebbe una buona notizia, nel mare di robaccia che gira. Riapre Schenardi, la cosa è possibile, se non vicina. Merito della sentenza del consiglio di Stato, che il 10 giugno scorso ha annullato la precedente decisione del Tar, consegnando alla società veneta Serenissima l’appalto per la gestione delle mense comunali per il triennio 2013-2016. E adesso la Serenissima può portare a termine anche il progetto di riportare alla vita lo storico caffè del Corso. Ma andiamo per gradi.
Schenardi è chiuso dal 1 ottobre del 2013. Prima “provvisoriamente”, come spiegavano gli avvisi sulle saracinesche, e questo è un caso di scuola su come il provvisorio in Italia diventi curiosamente definitivo. Troppo alti i costi di gestione, tra affitto e personale, neanche la clientela: una scelta imprenditoriale legittima da parte della proprietà, la Segafredo.
Per Viterbo è una brutta botta, perché il locale è simbolico (la lista dei personaggi illustri che lo hanno frequentato è lunga e prestigiosa), c’è tutta quella retorica del “salotto buono della città”, e soprattutto è un pezzo di economia – posti di lavoro – che crolla. L’amministrazione comunale, all’epoca insediata da poco, prova il salvataggio, con discrezione e nel rispetto dei ruoli. La Serenissima sarebbe interessata all’operazione, comincia a parlare con Segafredo. La Provincia, dal canto suo, sigla un protocollo tra Scuola alberghiera, Segafredo e Confesercenti: era febbraio, di quel protocollo non si hanno più tracce.
A gennaio la mazzata: la Serenissima non può subentrare nella gestione delle mense perché un’altra ditta che aveva partecipato al bando ha opposto ricorso al Tar. E va bene: il progetto Schenardi è assolutamente slegato da quest’altro fronte, però si blocca. Giugno, finalmente: con la sentenza del consiglio di Stato (a cui sia la Serenissima sia il Comune si erano appellati) che ristabilisce l’ordine del bando di gara e riconsegna ai veneti la gestione delle mense.
Così, le trattative per Schenardi riprendono vita. Da Palazzo dei priori nessuno conferma (d’altronde, non è affar loro, almeno direttamente), ma la sensazione è che l’accelerata ci sia stata, forse grazie ad una possibile riduzione del canone di affitto (che prima era di 13mila euro al mese) concessa dai proprietari dell’immobile. E chissà che lo storico locale non possa riaprire per ottobre: sarebbe un ottimo modo per dimenticare l’anniversario di quella chiusura che fece male a tutta la città.

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