01052024Headline:

“A Mammagialla meno detenuti”

Alessandro Mazzoli

Alessandro Mazzoli

Mammagialla. Il bicchiere è mezzo pieno e mezzo vuoto allo stesso tempo. E tutto sommato rispetto al passato, anche quello recente, si può tranquillamente affermare che qualcosina di buono è stato fatto. Da un lato infatti è calato il numero dei detenuti. Arginando, non ancora del tutto, la piaga del sovraffollamento. Dall’altro però la variegata origine degli ospiti, e la mancanza di personale (nei numeri) rimangono questioni delicate da risolvere. E possibilmente in fretta.

Il deputato del Partito Democratico Alessandro Mazzoli ha visitato la struttura nei giorni scorsi, accompagnato dalla direttrice Teresa Mascolo. “Un anno fa i detenuti erano 740 – queste le sue prime parole – Oggi sono 457. Di cui 51 reclusi in regime di’41 bis. Siamo tornati a livelli accettabili. Effetto congiunto del trasferimento dell’alta sicurezza deciso dal dipartimento, e anche delle misure adottate dal Governo per ridurre il sovraffollamento. Senza per questo abbassare il livello di vigilanza”. Circa 150 persone sono state trasferite in Sardegna, a Terni e a Melfi. Bene. Anche se poi l’allontanamento dell’alta sicurezza ha automaticamente comportato l’aumento percentuale di stranieri. Nello specifico, 206 sono gli italiani, 93 con passaporto della Romania, 40 provengono dall’Albania, 16 dalla Tunisia, 11 dalla Georgia, 9 dalla Nigeria, 8 dal Marocco, 6 dall’Egitto, 5 dalla Bosnia Erzegovina, 5 dall’India e 59 da altri stati. “L’elevata percentuale di stranieri (oltre il 56%, ndr) – spiega ancora Mazzoli – comporta la necessità di introdurre figure quali quelle del mediatore culturale, fondamentali per l’integrazione e per facilitare il lavoro degli agenti”.
E a proposito di personale. Nota dolente. Da pianta organica dovrebbe essere composto da 415 unità. Risultano assegnati invece solo 356 agenti. Ma di effettivi, tolti i distaccati, ce ne sono solo 304. All’orizzonte ci sono in arrivo nove forze fresche. Comunque poche.
“Un numero di detenuti più basso – conclude Mazzoli – rende più vivibili le condizioni all’interno del carcere, anche per gli agenti che svolgono un lavoro delicato. Consente poi di aumentare le attività trattamentali, restituendo alla detenzione la finalità rieducativa che le appartiene”.

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