I più giovani forse non lo ricorderanno, ma il marchio Mivar rappresenta una parte della storia della ”moderna” tecnologia dal vero marchio made in Italy. L’azienda milanese, dalla fine degli anni ’70 fino all’avvento del nuovo millennio, è riuscita ad entrare nelle case degli italiani grazie alla realizzazione di televisioni in grado di competere – sotto molti aspetti – con le più blasonate marche estere.
Certo, va detto che l’epoca in cui Mivar si è affermata era completamente diversa da quella di oggi: la tecnologia di allora non correva certo ai ritmi di quella attuale e delocalizzare la produzione non era ancora una priorità. Così, schiacciata dai costi, dal mercato globale e dalle nuove aziende asiatiche, nel 2013 Mivar ha prodotto il suo ultimo televisore ed ha chiuso i battenti del suo grandissimo impianto.
Il patron dell’azienda, Carlo Vichi, viene però considerato un tipo controverso: per molti è l’esempio di una Italia ancora al passato e che non ne vuole sapere di cambiare; per altri invece, è una sorta di eroe per aver provato a creare tecnologia ad alti livelli in Italia e per aver tentato di difendere i posti di lavoro dei suoi dipendenti.
Ed è proprio quest’ultima motivazione che lo ha portato in prima pagina su molte testate online e cartacee: Vichi ha chiesto a Samsung di venire in Italia per assemblare TV nel suo impianto. Il numero uno di Mivar lo offre gratuitamente alla azienda coreana in cambio dell’assunzione di manodopera italiana. Una iniziativa che ha colpito molti, soprattutto perché porterebbe posti di lavoro e non lascerebbe andare in malora il grande e moderno impianto costruito dall’azienda italiana.
L’iniziativa però, difficilmente potrà essere accolta da Samsung: il gigante dell’hi-tech coreano conosce bene i costi, la burocrazia e i problemi dell’Italia e, salvo specifici accordi con l’attuale Governo, la riuscita di questa operazione pare impossibile. Certo, in questo mondo fatto di clamorosi cambiamenti, forse è il caso di dire mai dire mai. Sarebbe l’ultimo successo del Signor Vichi, un uomo che anche a 94 anni compiuti, non vuole smettere di far sognare l’Italia.