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“Il metodo Renzi può funzionare anche qui”

Francesco Serra e Matteo Renzi

Francesco Serra e Matteo Renzi

Francesco Serra era renziano quando i renziani erano semplicemente una piccola e folcloristica tribù fiorentina, che reclamava un po’ di spazio in quell’immenso suk chiamato Partito democratico. Era tanto tempo fa. Perché oggi l’Italia si risvegliata con una febbre altissima (40.8 gradi, dice il termometro) per Renzi e per il Pd. Vale la pena allora tracciare insieme al capogruppo democratico in consiglio comunale una linea. Per capire dove è arrivato il renzismo e dove può arrivare il Paese, il partito, Viterbo.

Serra, queste elezioni le ha vinte Renzi o le ha vinte il Pd?

“Diciamo che le ha vinte il Pd grazie alla presenza di Renzi. E mi spiego”.

Prego.

“Matteo ha finalmente sdoganato il partito. Ha portato a termine quel percorso iniziato da Veltroni e congelato, per fortuna soltanto temporaneamente, da Bersani”.

Ha preso, soprattutto, una valanga di voti. L’impressione è che gli italiani non vedessero l’ora di votare per lui.

“Concordo pienamente. Non appena è stata concessa l’opportunità di scegliere Renzi, in tantissimi l’hanno presa al volo. Ricorda quando il premier diceva che avrebbe attinto anche dall’elettorato del centrodestra?”

Ci furono un sacco di polemiche.

“Polemiche furbette:  perché attingere voti dal bacino avversario deve essere un vanto, è il senso della democrazia, e non vuol dire certo trasformare il Pd in un partito di centrodestra, come qualcuno aveva interesse a far credere. Resta il fatto che tante di queste preferenze che oggi fanno volare il partito vengono proprio da lì, dalle altre parti”.

Perché?

“Perché gli italiani hanno creduto nella speranza, nelle riforme, nel cambiamento. E anche nei fatti concreti che in questi due mesi il Governo ha realizzato. Penso ai famosi ottanta euro in più in busta paga: per me è stata la più grande manovra di sinistra mai attuata in questo Paese. Altro che barzellette”.

Cosa vede all’orizzonte?

“Intanto, la vera rottamazione comincia adesso. Bisogna andare fino in fondo, perché sarebbe autolesionistico fermarsi adesso, visto che gli italiani, in grande numero, hanno sposato questa linea di cambiamento”.

Rischi particolari?

“Che le riforme, anzi il riformismo, siano visti con paura. Non tanto dalla gente, quanto da quelle sacche di conservatori all’interno del Pd. Perché saranno pure de sinistra, ma sempre conservatori restano”.

Anche a Viterbo il Pd ha fatto il botto, e giù tutti a dire che è merito loro.

“I risultati nella Tuscia confermano soltanto una cosa: che il metodo del fare, del cambiare, di privilegiare la trasparenza, i tagli della spesa politica e della burocrazia, funziona alla grande. E che bisogna velocizzarlo, razionalizzarlo, estenderlo”.

Anche perché, sinceramente, Palazzo dei priori sembrerebbe un accelerato locale, rispetto a un palazzo Chigi che è un Freccia Rossa.

“Ci vuole più coraggio nelle scelte, anche in Comune. Senza temere di sbagliare, senza paura nel decidere. I viterbesi ci hanno eletto per questo, no?”

E nel Pd locale?

“Adesso sono tutti renziani. Bene così. Mi auguro che lo siano anche nella testa”.

Ogni riferimento a fatti, persone, deputati o senatori non è puramente casuale.

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