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I commercianti: più tasse, meno turisti

Dal direttore di Confcommercio Mauro Barlozzini e dal presidente di Confesercenti Vincenzo Peparello riceviamo e pubblichiamo:

Mauro Barlozzini

Mauro Barlozzini

La Confesercenti e la Confcommercio provinciali hanno partecipato la settimana scorsa ad un incontro convocato dall’assessore Barelli per ascoltare dalla viva voce del rappresentante comunale i dettagli dell’istituenda imposta di soggiorno.

Alla riunione erano presenti anche i rappresentanti della associazioni provinciali dell’artigianato e dell’industria, oltre all’assessore alla cultura del Comune di Viterbo.
Abbiamo poi appreso dalla stampa che l’assessore Barelli ha riferito in Consiglio Comunale dell’avvenuto incontro, spiegando come dal confronto con le categorie sono emerse sia posizioni favorevoli che contrarie e che “tutti hanno accettato il dialogo, anche futuro, per intervenire e migliorare gli aspetti relativi al turismo, con la disponibilità ad istituire un tavolo ad hoc”.

Riteniamo doveroso quindi precisare pubblicamente la nostra posizione, già espressa all’assessore, e osservare preliminarmente che le scriventi associazioni sono quelle, a livello nazionale e provinciale, maggiormente rappresentative per il settore turismo e che a tale titolo, non a caso, ricoprono i due seggi camerali appannaggio appunto delle imprese del turismo.

Confcommercio e Confesercenti si sono dichiarate da subito contrarie all’introduzione a Viterbo del nuovo tributo e sulla medesima linea riteniamo di poter considerare le posizioni espresse da Confartigianato, Cna e Federlazio, mentre una posizione sostanzialmente favorevole all’imposta è stata espressa da Unindustria, ma ciò non stupisce più di tanto perché è ormai consuetudine che l’associazione degli industriali sostenga posizioni apertamente fuori dal coro ed anche perché nel caso di specie a parlare era il direttore provinciale, figlio del citato assessore al turismo, presente a parte della riunione.

Le motivazioni che sconsigliano vivamente l’introduzione dell’imposta di soggiorno a Viterbo di certo non mancano e non vogliamo ripercorrere concetti ormai noti a tutti come l’inevitabile ulteriore gravame fiscale che inciderà di fatto solo sulla competitività delle strutture ricettive, l’inadeguatezza dei servizi offerti in cambio del tributo ai turisti e la facile previsione di una diminuzione delle presenze a vantaggio dei comuni limitrofi.

Vincenzo Peparello

Vincenzo Peparello

Del resto ancora più scontate sono le considerazioni dei favorevoli i quali, minimizzando sull’effettiva incidenza della tassa, ritengono che non inciderà sulle scelte del turista; oppure sostengono che il mantenimento del patrimonio monumentale cittadino ben valga il balzello e che in cambio verranno attivate iniziative utili ad attrarre nuovi visitatori in città.
Vogliamo invece cogliere l’occasione per offrire tre ulteriori spunti di riflessione sulla questione, due di carattere tecnico ed uno di carattere pratico:
– Considerato il costo medio di un pernottamento di circa euro 80 pro capite, l’imposta di soggiorno avrà sulle tariffe delle strutture ricettive cittadine lo stesso effetto pratico di un aumento di tre punti dell’IVA ( dal 10% al 13% ). Un differenziale notevole che penalizzerà gli albergatori locali nella fase terminale della crisi, quando servirebbero piuttosto incentivi per la ripresa.

– Il turismo è, al pari dell’esportazione dei prodotti manifatturieri, la leva economica per sostenere la nostra bilancia dei pagamenti. Tuttavia mentre discutiamo dell’introduzione di un’imposta sul turismo incoming, nessuno si è mai sognato di gravare le nostre esportazioni con una tassa, al contrario i dazi vengono applicati alle importazioni per proteggere e sostenere, ove possibile, l’economia interna. Né cambierebbero i termini del discorso se ci preoccupassimo di chiarire che i proventi dell’ipotetica tassa sull’export sarebbero vincolati ad interventi per migliorare la competitività delle imprese.

– Da ultimo non comprendiamo perché l’amministrazione comunale profonde tanto zelo per introdurre una nuova imposta, incaricando l’assessore Barelli dell’ingrato compito, quando poi dichiara di voler delegare al consiglio comunale la destinazione dei proventi ed invita anche le associazioni di categoria ad una sorta di concorso di idee per selezionare le iniziative più utili a sostenere il turismo e la cultura. Qualcosa non quadra, perché chi rischia la faccia per una scelta impopolare in genere sa già dove vuole andare a parare, altrimenti non fa il paladino per soddisfare i desideri altrui.

In conclusione, pur ribadendo il nostro quotidiano impegno e la nostra vocazione ad intervenire a sostegno del turismo locale, soprattutto nella fase di promozione della domanda turistica incoming, non possiamo che rimarcare la nostra avversione verso nuove forme di imposizioni locale come l’imposta di soggiorno, almeno fino a quando, in presenza di una progettualità concordata, sarà chiarito cosa si intende proporre in cambio agli operatori ed ai turisti in visita nella città dei papi.

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