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Linnell Jones, il mito che non tramonta mai

Linnel Jones con la coppa

Linnel Jones con la coppa

Una riga bianca sui capelli neri. Il culo basso, la testa alta, la palla tra le mani, il sangue gelato. Trent’anni dopo, e cinquantasei da quando è nata, Linnell Jones gioca ancora a basket, e vince ancora. Non più a Viterbo, la città di cui fu regina, ma nella sua Flint, Michigan, la faccia triste dell’America post crisi. Vince ancora, sì, Linnell, benché abbia aggiunto al suo cognome da ragazza anche quello del marito (McKinney) e li abbia uniti da un trattino. Vince ancora, Linnell, e chissà se non l’abbia aiutata anche la sua fede, che ricorda quotidianamente nei suoi post su Facebook, nei suoi discorsi dentro lo spogliatoio, nelle interviste.

Vince ancora Linnell, e lo scorso 10 agosto ha vinto un campionato professionistico, quello della Waba, la neonata lega femminile della Aba (American basket association), surrogati poveri e provinciali delle sorelle ricche Nba e Wnba. Ma si tratta sempre di basket americano, e poco importa se qui le franchigie hanno nomi strani e vengono da posti improbabili e giocano nelle palestre dei licei: il parquet è lo stesso, tecnica e fisico contano allo stesso mondo, e insomma, un titolo è sempre un titolo, anche se poi magari l’anello in palio è solo bigiotteria.

Linnell gioca per le Flint Monarchs, espressione cestistica della città dove nacque il 30 maggio del 1958. Quando fu ingaggiata alla fine della scorsa primavera, per il primo campionato Waba, fu una cosa grande, le dedicarono persino servizi sui network nazionali: “La leggenda Jones ancora sul palcoscenico a 55 anni”, disse l’Abc. E giù, a ricordare la sua carriera, i suoi trionfi, con quella foto in maglia biancorossa firmata Bata, mentre alza al cielo una coppa nel palazzetto di Viterbo, quando ancora si chiamava PalaCimini.

Linnell Jones quando volava a canestro al PalaCimini

Linnell Jones quando volava a canestro al PalaCimini

Qui ce la ricordiamo benissimo, la ragazza che volava: canestri immaginifici, 81 punti in una sola partita (a Caserta, gennaio 1985), la Sisv sempre più in alto, fino quasi a sfiorare il tricolore, e la coppa Ronchetti. “Jones, un autentico regalo dal cielo, se si pensa che al suo posto doveva arrivare una giocatrice bulgara”, scrive Massimiliano Mascolo nel suo La Tuscia nello sport (Melting pot edizioni).

Era tornata nel 2003, ospite per il Basket day, quella cosa meravigliosa che adesso non fanno più, e va’ a capire il perché. C’era Linnell col marito, e c’era Carol Menken e famiglia: all’aeroporto le andò a prendere Enzo Colonna, colui che vent’anni prima le aveva portate a Viterbo per rendere (ancora più) grandi i canestri rosa locali, per accendere una passione che ancora brucia in qualche vecchio cuore di tifoso. Per il Basket day furono un paio di giorni di emozioni forti, con l’apice sul parquet di quello che, nel frattempo, era diventato PalaMalè. Linnell giocò – culo basso, testa alta – e chi si ricorda quanti punti fece. Da ricordare, invece, le vecchie compagne dell’epoca, la Silimbani e la Bastiani, la Ranucci e la Campobasso. E le famiglie sulle tribune, genitori che dicevano ai figli: “Vedi, quella lì era l’idolo di papà”.

Oggi si ritorna a parlare del mito perché il mito è tornata a vincere. Un campionato, quel campionato che a Viterbo le era stato sempre negato. Otto partite, otto vittorie in questa Waba appena nata e chissà quanto solida per reggere in futuro. Ha esordito l’8 giugno sul campo delle Chicago lady steam (subito 8 punti per Jones), per poi chiudere il 10 agosto sempre contro la stessa squadra, arrivata in finale in un torneo senza playoff. Flint ha vinto 90-67, ed è cominciata la festa. Linnell in mezzo a tante ragazze magari senza talento da Wnba o da campionati europei, ma con tanta voglia di stare insieme e giocare a basket: “Lei è la migliore, i suoi discorsi nello spogliatoio ci guidano, ci caricano e ci aiutano a fare la cosa giusta”, hanno detto le compagne di squadre in adorazione.

Lei, miss Jones, ha esultato un po’, ha risposto con garbo a tutte le domande, e poi si è rimessa a vivere come al solito. Chiedendo ai suoi concittadini di aiutarla a fare qualcosa per Flint, per risollevare quella che un sondaggio ha definito “il posto peggiore per vivere in America”. Il posto migliore, per lanciare l’ennesima sfida che Linnell Jones vuole vincere. Capitana, mia capitana.

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