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Ora è solo Macchina. E il resto? Dopo S. Rosa

merloVero è che quest’anno ci apprestiamo a vivere una Santa Rosa molto speciale. Sì, d’accordo, la Macchina è sempre quella (anzi, la vita di Fiore del cielo è stata prolungata di un anno per mancanza dei fondi necessari per il nuovo bando), i Facchini pure, il parterre anche. Ma c’è una grande novità… immateriale da celebrare, grazie all’Unesco, che ha santificato “il campanile che cammina” (così descrisse la Macchina Orio Vergani) inserendolo nella grande rete delle Macchine a spalla e definendolo, appunto, bene immateriale dell’umanità.

Vero è che la febbre – che in genere verso la fine d’agosto comincia a contagiare un po’ tutti i viterbesi – quest’anno s’è palesata con largo anticipo, soprattutto per la decisione di palazzo dei Priori (e del Sodalizio, che va citato sempre, per disinnescare certe permalosità congenite) di allungare il tradizionale percorso, inserendoci via Marconi, con tanto di girata davanti al monumento al Facchino, opera dell’artista viterbese Alessio Paternesi.

Vero è che il fatto è di per sé straordinario, avendo un unico precedente nel 1952 quando, per celebrare degnamente la ripresa del Trasporto dopo le nefandezze della guerra, la Macchina dell’architetto Rodolfo Salcini, al suo esordio, arrivò fino a piazza del Sacrario.

Vero è che intanto l’aria santarosifera s’è cominciata a respirare già dall’alba del 10 agosto scorso, quando è stata effettuata la prova tecnica, che sapeva tanto di ’68. Non tanto per la rivoluzione culturale che, proprio in quell’anno, investì mezza Europa, bensì per il fatto che proprio in quell’agosto furono effettuate (sempre all’alba) ben tre prove di portata del Volo d’Angeli, dopo il drammatico fermo dell’anno precedente.

Vero è che palazzo dei Priori – col sindaco Michelini in testa – si appresta ad apparecchiare una cerimonia di altissimo livello, anche se qualche delusione non è mancata: Papa Francesco (che avrebbe rappresentato la ciliegina sulla torta) ha declinato l’invito e non è atteso neppure il premier Matteo Renzi  (non sembra che su di lui il plenipotenziario viterbese Beppe Fioroni abbia lo stesso appeal dimostrato con Enrico Letta).

Vero è che comunque, trascorso il Ferragosto, dobbiamo prepararci ad assistere ad un crescendo fino al 3 settembre. Coi viterbesi che sicuramente saranno “tutti d’un sentimento” nel partecipare a un rito che, pur ripetendosi ogni anno pedissequamente, è in grado di risvegliare sentimenti forti in un popolo in cui domina il più delle volte la sonnolenza atavica.

Vero è che la patrona di Viterbo è in grado di far dimenticare ai suoi devoti concittadini tutto il resto. I problemi, caso mai, arriveranno dopo. Quando sul resto, ci sarà da decidere cosa fare. Dopo Santa Rosa.

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