02052024Headline:

“Ragazzi, ma vi interessa lavorare?”

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La manifestazione per il termalismo

Ancora una volta ha vinto il sistema. E quel bel modo di fare tutto all’italiana che in quattro e quattr’otto riesce sempre a mettere gli uni contro gli altri. A far scannare i “poveri”. Doveva essere una passeggiata di protesta. Una processione pacifica destinata a far parlare di terme e termalismo. Una grande novità, verrebbe da dire. Giacché negli ultimi venti anni non si discute d’altro. Con risultati (visibilmente) pari a zero. Doveva, si diceva, ed è stata. In quanto un centinaio di persone si son ritrovate fuori dagli stabilimenti ex Inps. E hanno intrapreso il cammino propositivo. Tutto regolare. Tutto lodevole. Tutto da dieci e lode. Voto girato alle due associazioni organizzatrici. Da un lato Solidarietà cittadina. Dall’altro Il Bullicame.
Il motto era più o meno questo: “Il termalismo a Viterbo potrebbe risolvere tanti problemi. Lo sfruttamento dell’acqua potrebbe far ripartire l’economia. Si potrebbero creare molti posti di lavoro e potrebbero arrivare molti assistiti”. E fin qui, quarantasette “potrebbe” a parte, nulla da eccepire.
Poi la bomba. “Viterbo è la città del Lazio con il più alto tasso di disoccupazione giovanile – prosegue il comunicato – Il 44,6% dei ragazzi tra i 15 e i 34 anni non lavora. Le associazioni sono scese in strada proprio per loro, per cercare di smuovere l’amministrazione a prendersi carico del loro futuro. E’ stato bello vedere tanti nonni e tante nonne. E’ stato bello vedere anche vecchi impiegati Inps continuare a manifestare. Ma di giovani, quelli che dovrebbero essere più di tutti interessati all’avvenire, nemmeno l’ombra. Forse la colpa era dell’orario. La domenica mattina si dorme. Il sabato, dopo aver fatto una passeggiata per il centro, dopo aver bevuto una birretta, appena si fa l’una, ecco che scatta l’ora ics. E via, tutti in discoteca fino alle 6 del mattino. Come si può pretendere di rialzarsi dopo 4 ore per andare a manifestare? Forse il dato Istat è sbagliato, o forse a Viterbo i giovani, quelli che sono rimasti, quelli cioè che non sono stati costretti ad andarsene, in fondo in fondo tutta questa mancanza di occupazione non la sentono. Perché, finché ci sono i nonni con la loro paghetta settimanale e finché c’è mamma con sempre dieci euro nella manica, la dignità di cavarsela con le proprie forze può anche aspettare”.
O forse si sono stufati di sentir parlare e non vedere nessun cambiamento (da parte di una generazione, tra l’altro, colpevole dell’attuale situazione). O forse, più semplicemente, il sole di fine settembre fa male.

 

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