03052024Headline:

La Talete tra tavoli tecnici e inviti all’illegalità

Riflessioni e considerazioni di varia umanità sorseggiando il caffè della domenica

 

Nicola Savino

Nicola Savino

Tavolo tecnico. Una di quelle dizioni astruse che piacciono tanto ai politici e che in realtà di concreto hanno poco o nulla. E’ l’ultima trovata che hanno escogitato in Regione per affrontare i problemi della Talete: sarà un tavolo tecnico, appunto, a verificare come e quando la massima istituzione laziale potrà trovare la maniera per fornire garanzie reali alle banche. C’era bisogno di un incontro a Roma per aprire un tavolo tecnico? O piuttosto si trattava di faccende ben risapute e notissime da tempo? Ovviamente la seconda. Eppure si va avanti così pur essendo di fronte ad uno sfacelo, del quale ha colpa l’intera classe politica viterbese e regionale. Di chi sarà mai il “merito” di aver accumulato negli anni debiti per una quindicina di milioni di euro? Dei cittadini che pagano sicuramente no. Dell’attuale dirigenza che ha ereditato una situazione al collasso e che sta cercando in ogni modo di metterci una pezza, nemmeno. E siccome alla guida della società di gestione idrica integrata si sono alternati amministratori di destra e di sinistra,  va detto a chiare lettere che la colpa è di tutti, senza distinzioni e senza fare inutili percentuali.

La conseguenza di queste verità incontrovertibili è che deve essere la politica nella sua totalità a metterci la faccia e a sporcarsi le mani. Inutile scaricare sui comuni (quelli che  sono entrati in Talete) che già hanno problemi seri di bilancio per conto loro. Il fatto è che i tempi della politica non coincidono con i tempi delle aziende. Se Talete fosse una normale società di capitali, avrebbe già da tempo dovuto portare i libri contabili in tribunale per la dichiarazione di fallimento. Un assurdo per un’impresa che l’anno scorso ha fatturato quasi 28 milioni di euro: eppure è così. Ma Talete è un’azienda figlia di scelte politiche ed è vissuta finora di logiche perverse, di spartizioni, di accordi: meglio la poltrona ad un amico che una società sana. Ma quando si arriva al punto in cui non si pagano gli stipendi, che cos’altro deve accadere per dare una sveglia a tutti coloro che hanno la responsabilità e il dovere di intervenire?  Già, il tavolo tecnico. In attesa della due diligence, l’analisi dei conti attesa come manna ristoratrice. Vedremo se davvero sarà quello il passaggio di svolta, l’assist per decisioni concrete: manca poco, 15 -20 giorni al massimo. Ci pensino per tempo i signori dello scaricabarile, perché il conto prima o poi arriva. E sarà salato, molto salato…

C’è infine un altro aspetto, persino più  preoccupante. Talete ha avviato una necessaria azione di recupero dei crediti: si tratta di bollette non pagate per 8 milioni di euro, riferite soltanto agli ultimi 3-4 anni. Una cifra ingente che qualunque amministratore serio cercherebbe in ogni modo di recuperare. Perché chi non ha pagato finora, deve continuare a beffarsi degli onesti? E’ arduo soltanto ipotizzare che questa sia azione sbagliata o deleteria o inutile: è sacrosanto invece che si faccia utilizzando tutti gli strumenti messi a disposizione dalla legge e comunque tutelando le situazioni di reale disagio. Eppure c’è qualcuno che contesta e che addirittura mette a disposizione una consulenza legale per difendersi da queste richieste… Insomma una tutela dell’illegalità e della furbizia. Incredibile…

Buona domenica (si fa molto per dire…).

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