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Medioera: narrare, ascoltare, condividere

Da oggi a domenica la sesta edizione del festival di cultura digitale

La presentazione del festival

La presentazione del festival

Medioera, e dove siamo arrivati? Alla sesta edizione – che parte oggi e si chiude domenica – di una manifestazione camaleontica e frenetica, che cambia sede quasi ogni anno, e temi pure, sempre e comunque all’insegna della cultura digitale, che poi è la missione di questo festival. Sede, appunto: stavolta si terrà tutto o quasi all’Icult, l’incubatore di Valle Faul della Bic Lazio, perché è il posto giusto per far frullare le idee e magari anche sarebbe stato difficile tornare a Palazzo dei priori come un anno fa, visto che la rete wi-fi, in Comune, è fuori uso da tempo immemorabile. L’argomento scelto, poi: lo storytelling, che in italiano viene come “raccontare”, “affabulare”, insomma l’immortale arte del racconto declinata però nell’era dell’attenzione limitata, del multitasking, dei contenuti torrenziali.

La presentazione ieri in sala d’Ercole è servita non soltanto per spiegare gli appuntamenti che per quattro giorni renderanno Viterbo capitale della cultura (digitale), ma anche per placare l’ansia delle centinaia di persone che vanno agitandosi da mesi sui social network in attesa del programma ufficiale. Eccolo, allora, il programma, illustrato dal direttore artistico Massimiliano Capo, dopo l’introduzione della vicesindaco Luisa Ciambella e dell’assessore provinciale Talucci Peruzzi e i saluti di Mario Brutti (fondazione Carivit) e Andrea De Simone (Confartigianato), rispettivamente partner debuttanti e storici dell’evento.

Si comincia oggi, ore 11, all’IculT, con l’intervento di Laura Tassinari (direttore generale Bic Lazio) sulle start up, fab lab e talent working. Poi una sfilza di appuntamenti, lezioni, “panel”, come li chiamano loro (la battaglia contro gli anglicismi qui è persa in partenza, si è rassegnato anche l’ex consigliere comunale Maurizio Federici, italianista ad oltranza come Trapattoni). Qualche evento scelto: sempre oggi, sempre lì alle ore 18.20, ecco C’era una volta, cioè la comunicazione politica nell’era digitale: a parlarne tre fenomeni del genere come i parlamentari Giorgia Meloni e Pippo Civati (par condicio rispettata) e il giornalista Marco Damilano, che si destreggia benissimo tra la carta de l’Espresso e quei matti di Gazebo su Rai tre. Sempre stasera, dalle 21, c’è la Start up night, con undici giovani imprese (due delle quali viterbesi) che si contenderanno il premio Fantappiè, intitolato al matematico viterbese.

Ancora, roba interessante. Domani, con Marco Giusti e Andrea Delogu (“Troppo Cult: raccontiamo la televisione 2.0”, ore 17) e a seguire con “La balcanizzazione di Facebook”. Alle 21, invece, qualcosa che potrebbe tornare presto utile anche da queste parti, con Matera capitale europea della cultura e lo storytelling territoriale. Sabato ancora televisione e giovani con la giornalista Marida Lombardo Pijola e la iena Riccardo Trombetta (ore 17) e poi, ore 18, “Le più belle frasi di Osho”, storia di una pagina cult di Facebook. Domenica il gran finale: il raduno dei droni in piazza della Morte, Instameet (l’incontro tra utenti di Instagram) a palazzo Farnese di Caprarola, il brunch al Magna Magna – perché toccherà pure mangiare, prima o poi – e la visita al museo Colle del duomo.

De Carolis, Capo, Federici, DAngeli e Rotelli col premio Fantappiè

De Carolis, Capo, Federici, DAngeli e Rotelli col premio Fantappiè

“Un’edizione ricca, resa possibile dai nostri sostenitori istituzionali e privati – ha detto il presidente di Gioventù protagonista Marco De Carolis – con la novità della location, naturalmente, e l’appuntamento mattutino alle 11”. “Medioera è una realtà in continua evoluzione”, sottoscrive Claudio D’Angeli. Capo, ancora, sottolinea gli ospiti internazionali: “Da Guy Gaash, della start up messicana Shopnfly) a Carole Zibi, responsabile corporate marketing di Linkedin europa), fino a Yadin Katz, direttore delle comunicazioni digitali di Tel Aviv”.

Chiude Mauro Rotelli, ex assessore che torna sui banchi della giunta in veste di digital champion provinciale: “Un festival vale se lascia un segno, sennò è soltanto un palcoscenico per chi lo ha fatto. Le immagini di Viterbo, in rete e condivise da migliaia di persone, sono mille volte più forti di qualsiasi campagna pubblicitaria, perché possono raccontare il territorio meglio di qualsiasi promozione. E possono rendere tutto possibile anche ad una realtà provinciale come la nostra”. Condividete gente, condividete: qualcosa resterà.

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