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La politica viterbese e le sue tristi evoluzioni

Riflessioni e considerazioni di varia umanità sorseggiando il caffè della domenica

savino nicolaC’è qualcosa che sfugge a chi assiste attonito e perplesso alle evoluzioni degli ultimi giorni della politica viterbese. Ed è una domanda semplice: perché?. Già, perché la situazione è precipitata verso un redde rationem che potrebbe anche portare ad una fine anticipata della consigliatura? Gli esperti di faccende nostrane (che non mancano mai di far sentire la loro voce stonata) sostengono che è tutta colpa delle recenti elezioni provinciali, il cui esito avrebbe innescato un meccanismo di ritorsioni a catena che si sa (o si saprebbe) dove comincia e non si sa dove va a finire. Del futuro governo di Palazzo Gentili, diciamoci la verità, interessava a pochissimi: il centrodestra sapeva di non avere i numeri per competere e si è miseramente diviso anche sul niente; Sel ha presentato una lista di bandiera e di testimonianza rimasta fine a se stessa; il centrosinistra, con tutti i numeri dalla sua parte, ha stravinto a mani bassissime. Tutto senza sorprese o patemi d’animo di sorta. Solo che i fioroniani (tra lista ufficiale del Pd e lista civica ispirata dal sindaco Michelini) , centellinando le preferenze e dividendole a seconda del peso dei consiglieri dei vari comuni, sono riusciti a fare l’en plein, eleggendo così una pattuglia consistente. Si sono semplicemente dimostrati più bravi o, semplicemente, più organizzati. Giochetto che invece non è riuscito ai panunziani che eleggono sì Palozzi come il più votato in assoluto, ma mancano l’obiettivo di ampliare la rappresentanza.

Sempre i famosi esperti sostengono che tutto questo ha scatenato le furie e le fregole non solo dei panunziani ma anche dei renziani che, per vendicarsi e marcare maggiormente il territorio, si sarebbero coalizzati mettendo sulla graticola l’amministrazione comunale. Aiutati da due consiglieri di Oltre le mura (Insogna e Moltoni), anch’essi (guarda caso) tagliati fuori dalla partita delle provinciali. Può essere che le cose siano andate così, ma resta la domanda iniziale: perché? E soprattutto a quale scopo?  Allora, per la sostituzione del dimissionario Fersini, dubbi non ce ne sono: entra un esponente panunziano (probabilmente la Troncarelli). E il sindaco rinnova l’invito a far parte della Giunta al capogruppo Serra (il capo della fronda) che, da parte sua, rifiuta e nemmeno cortesemente. Sulla riduzione del numero complessivo di assessori, infine, tutti sono d’accordo: meno sono, meglio è. Esterni? Interni? A questo punto ha scarsa importanza: l’importante è che lavorino bene.

Quanto poi all’efficacia dell’azione amministrativa, non c’è dubbio che di più e di meglio si poteva fare. Lo sanno bene lo stesso sindaco e i suoi collaboratori. Ma i contestatori sanno pure benissimo, visto che in maggioranza ci stanno, quanto complicata sia la situazione finanziaria delle casse comunali a Viterbo e  in tutta Italia. E senza risorse è un po’ complicato pensare a grandi opere o a grandi progetti. Bisogna arrangiarsi con quello che si ha (e in questa contingenza è molto poco). La contestazione è così ampia da far cadere Michelini? Può darsi, ma allora è meglio dirlo e farlo assumendosene tutte le responsabilità. Davanti agli elettori e davanti ai cittadini. Inutile andare avanti con giochi e giochetti, strategiche uscite dall’aula, astensioni, voti tecnici. Tanto più che è alle porte un consiglio comunale decisivo dove si voterà il bilancio consuntivo del 2014: o passa o si va a casa.

E se davvero l’intenzione era quella di mandare tutto all’aria, bastava una semplice mozione di sfiducia, invece delle stucchevoli manfrine di questi giorni. Un semplice sì o un semplice no. Punto.

Buona domenica (si fa sempre molto per dire…).

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