02052024Headline:

E Fioroni: “Le elezioni regionali le ha vinte il Pd”

"Renzi ha fatto una campagna coraggiosa. Preoccupa l'astensionismo"

Beppe Fioroni

Beppe Fioroni

“A Renzi va il merito di aver condotto la campagna elettorale all’insegna di una proposta forte e coraggiosa, tale da rimettere in discussione tanti tradizionali equilibri o atteggiamenti consolidati. In questa ottica il verdetto delle urne è positivo: al di là di leziose interpretazioni vinciamo noi e perde il centrodestra, per altro diviso e radicalizzato a destra. Dobbiamo tuttavia preoccuparci dell’alta marea, per ora inarrestabile, dell’astensionismo. Disagio sociale e confusione politica concorrono evidentemente a deteriorare il quadro della partecipazione democratica”. Così Giuseppe Fioroni, deputato dem ed ex ministro, in una riflessione post-voto.

“In effetti la ripresa economica stenta a dare i suoi frutti – prosegue l’esponente del Pd – condizionando perciò la tendenziale fiducia verso l’iniziativa del governo. D’altronde, se alle difficoltà del vivere quotidiano sommiamo lo sconcerto della pubblica opinione per la cattiva politica, facilmente arriviamo a decifrare il motivo del rifugio nella pur deprecabile logica dell’antipolitica. Ad avvantaggiarsene, anche in questa circostanza, sono la Lega e il Movimento 5 Stelle. In ogni caso, a noi spetta di compiere una riflessione seria”, riconosce Fioroni.

Che aggiunge: ““Il punto di debolezza del Pd – secondo l’esponente dem – ha le radici in una proposta che unisce innovazione e controinnovazione, come se il partito fosse un ‘centauro’ e dunque, in forza di questa sua connotazione ambivalente, avesse più fascino nell’attrarre consensi spontanei. Così non è, visto che la figura del ‘centauro’ inibisce anzitutto la forza espansiva del nostro progetto di rinnovamento del Paese”.”Siamo chiamati – prosegue Fioroni – a rendere più coerente il messaggio che intendiamo proporre agli elettori. Per questo ci vuole una “infrastruttura ideale” e una classe dirigente, al centro e in periferia, in grado di disegnare un profilo credibile del nuovo riformismo”. “Tornare indietro, come pure indugiare nella incertezza d’indirizzo politico cedendo all’improvvisazione, sono errori che non possiamo assolutamente permetterci. Dobbiamo garantire che le nostre scelte siano speranza viva e concreta di cambiamento”, conclude l’ex ministro.

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