02052024Headline:

Firenze, sfregiato il Ratto di Polissena

Asportato un dito al Ratto di Polissena, capolavoro della loggia dei Lanzi

Un particolare del dito asportato

Un particolare del dito asportato

L’ultima volta fu il dito indice, sempre della mano sinistra. Stavolta è toccato al mignolo. Storie d’ordinario vandalismo artistico in quel di Firenze, piazza della Signoria, loggia dei Lanzi. A farne le spese – lunedì scorso, quarta volta negli ultimi cinque anni – è stato il Ratto di Polissena, il complesso di statue realizzato dallo scultore ottocentesco viterbese Pio Fedi.

L’ultimo sfregio è capitato lunedì nel pomeriggio, quando qualcuno – probabilmente uno delle migliaia di turisti che affollano la piazza fiorentina ogni giorno – ha pensato bene di portarsi a casa un souvenir indimenticabile dalla capitale artistica italiana. E ha asportato di netto il dito mignolo della mano sinistra della statua di Polidoro, quella distesa orizzontalmente nella composizione. Il complesso raffigura Pirro nell’atto di rapire Polissena, figlia del re Priamo, per scarificarla agli dei e assicurare alle navi greche un ritorno propizio dalla guerra di Troia, con la madre Ecuba e il fratello Polidoro che cercano di difendere la fanciulla.

Il ratto di Polisenna nella loggia dei Lanzi

Il Ratto di Polisenna nella loggia dei Lanzi

Immediato l’intervento del direttore del museo degli Uffizi, Antonio Natali, con il restauratore Alberto Casciani, che ha già rimosso a posto la stessa statua in un paio di recenti occasioni. Ora verranno anche analizzati i filmati delle numerose telecamere di vigilanza che sorvegliano la piazza, anche se questo ultimo sfregio potrebbe convincere le autorità a spostare definitivamente il Ratto di Polissena (dopo l’ennesimo restauro) all’interno degli Uffizi e a sostituirlo, nella loggia, con una replica fedele. Misura necessaria visto che nel corso degli anni i “barbari” si sono accaniti su di essa, asportandone tutte le dita, tant’è che oggi non esiste più un dito della versione originale, tutti sono andati perduti

Pio Fedi nacque a Viterbo il 31 maggio 1816, figlio di Leopoldo e Camilla Franchini. Il padre, piccolo possidente terriero, fu costretto a trasferirsi con la famiglia in Toscana quando Pio era giovanissimo: prima ad Arezzo, poi a Firenze. Pio, dopo una breve esperienza a Parigi, tornò a Firenze dove apprese il mestiere di orafo e poi quello di calcografo su rame, per poi passare alla scultura vera e propria. Morì a Firenze nel 1893, e proprio nel centenario della morte l’assessorato alla Cultura di Viterbo volle ricordarlo con una mostra delle riproduzioni più famose delle sue opere e con una giornata di studi. Allo scultore è intitolata anche la scuola media statale di Grotte Santo Stefano.

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