La decisione del presidente della Regione Nicola Zingaretti di consentire 37 assunzioni a tempo indeterminato nella sanità laziale sta provocando reazioni e discussioni. A carattere locale, visto che la Tuscia al contrario di Roma, Rieti e Frosinone è rimasta fuori da questo provvedimento, e anche a carattere regionale, dato che ha riacceso i riflettori sulla questione del precariato.
Dopo gli interventi della consigliera comunale Martina Minchella e della rappresentante del comitato idonei e vincitori di concorsi pubblicità della sanità, è interessante ascoltare il parere di Andrea Filippi, ex rappresentante del Comitato precari alla Asl di Viterbo che seguì, all’epoca, la vicenda dei 17 dirigenti medici precari prima stabilizzati, poi sospesi e infine licenziati (era il 2013) dalla stessa azienda sanitaria viterbese. Una storia che oggi giocoforza torna alla ribalta: “Perché per i 17 quest’ultima notizia delle 37 assunzioni decise da Zingaretti rappresenta l’ennesimo smacco – dice Filippi – E conferma una cosa: finché la Regione sarà in mano ai burocrati non cambierà nulla, perché manca una chiara volontà politica di risolvere la questione precariato una volta per tutte”.
Per Filippi quello che è successo nei giorni scorsi è la replica di un film già visto: “Si assumono gli esterni a tempo indeterminato e si lascia invariata la lunga lista dei precari, continuando ad utilizzarli come se niente fosse. Un precario guadagna sempre lo stesso stipendio, non ha scatti, e dunque è un risparmio sulla pelle dei lavoratori. In più così si scatena una guerra tra poveri”. Cioè tra gli idonei dei concorsi e quelli che i concorsi li stanno aspettando da tempo immemorabile.
“Sì, è una guerra tra poveri dove tutti hanno ragione, purtroppo – dice Filippi – La Regione potrebbe risolvere questa faccenda, se appunto ci fosse una chiara volontà politica e a prescindere dalle misure dettate dal Governo centrale. L’unico che ci provò fu Piero Marrazzo, nel 2009, con un protocollo ad hoc che generò una direttiva. Prevedeva di stabilizzare tutti i precari con l’idoneità, e poi di bandire concorsi per gli altri. Un percorso definito, che però fu disatteso prima dalla Polverini e poi da Zingaretti, senza che nessuno, e penso ai sindacati, si sia mai fatto sentire seriamente. E adesso ci ritroviamo coi precari aumentati e altri che dopo 20 anni in pianta organica, quando possibile, hanno approfittato per trasferirsi in altre regioni. Naturalmente i buchi lasciati sono stati riempiti da altri esterni: una beffa nella beffa”.
E torniamo ai 17 della Asl Viterbo: “Anche loro, all’epoca, furono vittime della guerra tra poveri di cui sopra. Perché passò un messaggio sbagliato, e strumentalizzato ad arte – riflette Filippi – quando invece le loro assunzioni a tempo indeterminato sarebbero state le prime di un percorso di stabilizzazione che avrebbe riguardato anche gli altri aventi diritto. Invece furono sospesi, licenziati e riportati allo stato di precari. Asssurdo”.