03052024Headline:

Quintorigo e Gatto aprono il Tuscia in jazz

A Ronciglione, il 12 luglio, la tappa del tour-omaggio a Frank Zappa

I Quintorigo all'esordio, nel 1999

I Quintorigo all’esordio, nel 1999

Correva l’anno 1999. Il cinema proponeva la primissima versione di Matrix. Ad Assisi si riapriva la basilica di San Francesco. Micheal Jordan si ritirava dal basket a stelle e strisce. E sul palco di Sanremo salivano loro: i Quintorigo. Con quel nome un po’ così e quegli strumenti un po’ così, anche se non erano di Genova.
Valentino Bianchi suonava un sax, Andrea Costa il violino, Stefano Ricci il contrabbasso, Gionata Costa il violoncello, John De Leo era l’anima e la voce dell’anomala combriccola. E tutti giù a chiedersi dove fossero il batterista, quello alle tastiere o l’amico alle chitarre. No, non c’erano. Perché i Quintorigo non ne avevano bisogno. Perché quel progetto folle, unico e irripetibile, aveva senso solo per come concepito. Strumenti classici per melodie sperimentali. Mostri sacri dello spartito, capaci di riproporre attraverso degli archi gli assoli più complessi dei Deep Purple o dei Nirvana. Affiancati a rivisitazioni di Conte, Battiato, Bowie. Impreziositi da gemme uniche. Basta riascoltare “Rospo”, “Grigio” o “In cattività”, per rendersene conto.
E siamo al 2005. Quando De Leo saluta i compagni di viaggio e prende una sua ripidissima e tortuosa strada. Che, tra l’altro, ancora percorre in scioltezza e fischiettando. Ma i Quintorigo? Che fine fanno? Proseguono pure loro. Pubblicano diversi album, ed assumono un aspetto più jazzistico. Non mancano piccole divagazioni, chiaro. Ma i vari tributi a Charles Mingus, a Hendrix, così come del resto i dischi “English Garden” e prima ancora “Il cannone”, altro non sono che un concentrato di jazz. Duro e puro.

I Quintorigo oggi, con Ronerto Gatto incorniciato

I Quintorigo oggi, con Roberto Gatto incorniciato

E qui viene il bello, nonché l’attuale. I Quintorigo stanno girando l’Italia con il loro (difficilissimo) tour-omaggio a Frank Zappa. Serviva una voce, e dal cilindro è spuntato il poliedrico Moris Pradella. Serviva una batteria (stavolta sì), ed ecco sua santità Roberto Gatto. Ora, per chi non conoscesse Gatto (male, molto male), breve riepilogo della gente con la quale ha collaborato: Danilo Rea, Enzo Pietropaoli, Mina, Teresa De Sio, Lucio Dalla, Pino Daniele, Ornella Vanoni, Gino Paoli, Ivano Fossati, Riccardo Cocciante, Sergio Caputo, Gilberto Gil, Riz Ortolani, Ennio Morricone, Domenico Garzone. E ancora: Luca Flores, George Coleman, Enrico Pieranunzi, Lanfranco Malaguti, Chet Baker, John Scofield, John Abercrombie, Billy Cobham, Richard Galliano, Joe Zawinul, Pat Metheny.
Questi signori qua, I Quintorigo, Gatto e Pradella, apriranno ufficialmente il Tuscia in jazz 2015. Il prossimo 12 luglio, a Ronciglione, in piazza degli Angeli. Anticipazione della settimana “Big band” a Castiglione, e del festival vero e proprio a Bagnoregio.
Con quindici miseri euro si potrà assistere ad una serata da leccarsi i baffi. E chi non viene è un Toto Cutugno. Punto.

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