02052024Headline:

“Santa Rosa’s machine? Very beautiful…”

Un gruppetto di viterbesi incontra all'Expo turisti giapponesi e accade il miracolo

Michelini e Zingaretti ad Expo

Michelini e Zingaretti ad Expo

Metti un gruppetto di viterbesi in gita a Milano. Non per trovare un po’ di fresco, anzi… Beh, sì nella capitale del Nord in questo periodo ci si va abbastanza spesso, assai più del solito perché lì c’è l’Expo, la rassegna universale che noostante tutte le maldicenze possibile è un appuntamento che alla fine conterà qualche decina di milioni di visitatori. Che non sono poi proprio numeri da buttar via…

Dunque, l’ingresso, il solito giro e poi lo sguardo d’intesa: “Andiamo a vedere la nostra Macchina di Santa Rosa”. Tappa d’obbligo, per chi in questa città e in questa terra ci è nato e/o ci vive. C’è parecchia gente: non il pienone del derby Roma – Lazio, sia chiaro. Ad occhio una cinquantina di persone che stanno lì a curiosare con il naso all’insù. La gran parte italiani, ma c’è anche il solito, immancabile gruppetto di turisti. Giapponesi, si direbbe, ma gli orientali con gli occhi a mandorla sono un po’ tutti uguali, almeno per noi italici. Padre, madre, figlia e nonni o zii, si direbbe a prima vista. Osservano, scattano una valanga di fotografie ma non sembrano molto convinti o quanto meno non capiscono e così, quasi attratti da naturale empatia, si rivolgono ai viterbesi per avere una qualche spiegazione. In inglese, of course. E qui arrivano i problemi perché con le lingue i rappresentanti della Tuscia non è che abbiano particolare dimestichezza e i figli, che invece nella perfida Albione ci hanno fatto anche le vacanze – studio, sono rimasti a casa.

Fiore del cielo da lontano

Fiore del cielo da lontano

Vabbè, proviamoci almeno. Dunque “this is the car of Santa Rosa”. Gli occhi dei giapponesi (o coreani o cinesi o di quale altro lembo del sud-est asiatico siano) diventano ancora più a mandorla. “The car?” chiedono. Madonnasanta…. E come si può tradurre “macchina”? Insistono imperterriti: “Yes, the car”. Per carità gli orientali in genere sono sempre gentili, ma quando non si riesce a capire una mazza anche la cortesia va a farsi benedire. Gli occhi diventano ancora più a mandorla: “The wheels? The engine?”. Già, questi vogliono sapere dove stanno le ruote e il motore. Nessun problema, basta tradurre: “The Facchini of Santa Rosa are the wheels and the engine. This is the Machine of Santa Rosa”. Di fronte allo sguardo sempre più attonito e perplesso dei giapponesi o coreani o vietnamiti o cinesi o da qualunque parte arrivino (“Ma non se ne potevano stare a casa loro?”), il papà che è l’omo de’ casa e che di fronte alle situazioni importanti ha il dovere di prendere in mano la situazione, fa ricorso alle più recondite reminiscenze scolastiche ed anche ad un film visto e rivisto in tv e lancia la frase magica: “This is the tower bell walking”. Avete capito? Sì, il campanile che cammina. Gli orientali non ne possono più di spiegazioni che non spiegano un bel nulla. Ma una cosa l’hanno capita bene e la dicono in modo chiaro: “Santa Rosa’s machine? Very, very beautiful”. E ci voleva tanto…. La famigliola si allontana soddisfatta, nonostante la figuraccia con l’inglese (e con il condimento di qualche parolaccia che non è il caso di riportare): “Magari venite a Viterbo il 3 settembre così vedete dal vivo che cos’è la Santa Rosa’s machine…”.

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