Strasburgo ci ha multato. E non perché andavamo troppo forte in auto. E nemmeno perché, invece di riciclarla, nascondiamo l’immondizia sotto i tappeti di casa. No. Abbiamo beccato un bel verbale in quanto sprovvisti del riconoscimento legale per le coppie non sposate, che siano dello stesso sesso o di generi diversi. Dovremmo pagare insomma, poiché la Corte europea dei diritti umani ci ha trovati indietro (molto indietro, praticamente arenati) sulla faccenda legata alle cosiddette “unioni civili”.
La sentenza è fresca fresca. Chiaramente ha dato modo di chiacchierarci sopra a mezzo vecchio continente. E pure qua, nello Stivale, si sono affrettati ad esprimersi un po’ tutti. Tralasciando Salvini, che su Twitter è andato fuori tema (come si diceva alle elementari), va riportato in primis il parere del presidente della Camera, Laura Boldrini: “Ora bisogna agire. Il Parlamento non può più rinviare, deve esprimersi chiaramente su un tema così centrale. Farò tutto quanto è nelle mie facoltà perchè ciò avvenga”. Questo il suo annuncio, diramato attraverso quel potente et istituzionale canale che è Facebook (senza emoticon e senza gattini). Subito appresso è toccato di parlare al ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, della quale riportiamo solo la zolla di enunciato più importante: “Abbiamo presentato un programma preciso dei tempi – spiega – Speriamo di farcela entro la fine dell’anno. Si parte a settembre”.
Quindi, evviva. Si farà. Ma, considerando il distacco storico tra la classe politica ed i comuni mortali, cosa ne pensa la gente di tutta questa baraonda? “Un ottimo segnale da parte dell’Europa – dice Emanuela Dei, ex presidente Arci cultura lesbica, da sempre in prima linea per questa battaglia – Un primo passo anche da parte del Governo. La strada è lunghissima, ma teniamo duro”. In realtà, a vederla bene, la strada sembrerebbe in discesa. Corta corta.
“Macché – prosegue – qualsiasi associazione, qualsiasi cittadino impegnato, non punta ad un registro. Tantomeno ad un regolamento a parte. I diritti debbono essere uguali per tutti, etero e omosessuali. Vogliamo arrivare al matrimonio, egualitario. Ma forse il problema, in Italia, riguarda proprio gli etero…”.
In che senso? “Come si può pensare ad un registro per le sole coppie gay? – aggiunge – E se due etero volesse iscriversi? Che facciamo razzismo al contrario? È chiaro che sotto ci sta un accordo Stato-Chiesa. Un patto che vuol concedere qualcosina a noi, ma che continua a tutelare le unioni tra etero davanti un altare”.
Siamo alle solite, insomma. Ma almeno, di questa multina un poco si può gioire? “Vediamo cosa combineranno – chiude la Dei – la storia insegna che ci si può aspettare di tutto. In ogni caso credo che si farà, anche perché più di 200 registri in Italia, e compreso Viterbo, sono serviti non poco a stimolarli. Attendiamo. Siamo alla preistoria, basta guardare fuori le finestre di casa per comprenderlo, ma magari stavolta un tantino ci tiriamo avanti”.