02052024Headline:

“Unioni civili? Primo passo verso il matrimonio”

Emanuela Dei, ex presidente di Arcilesbica, dopo la condanna della corte europea all'Italia

Emanuela Dei, ex Arci cultura lesbica

Emanuela Dei, ex Arci cultura lesbica

Strasburgo ci ha multato. E non perché andavamo troppo forte in auto. E nemmeno perché, invece di riciclarla, nascondiamo l’immondizia sotto i tappeti di casa. No. Abbiamo beccato un bel verbale in quanto sprovvisti del riconoscimento legale per le coppie non sposate, che siano dello stesso sesso o di generi diversi. Dovremmo pagare insomma, poiché la Corte europea dei diritti umani ci ha trovati indietro (molto indietro, praticamente arenati) sulla faccenda legata alle cosiddette “unioni civili”.

La sentenza è fresca fresca. Chiaramente ha dato modo di chiacchierarci sopra a mezzo vecchio continente. E pure qua, nello Stivale, si sono affrettati ad esprimersi un po’ tutti. Tralasciando Salvini, che su Twitter è andato fuori tema (come si diceva alle elementari), va riportato in primis il parere del presidente della Camera, Laura Boldrini: “Ora bisogna agire. Il Parlamento non può più rinviare, deve esprimersi chiaramente su un tema così centrale. Farò tutto quanto è nelle mie facoltà perchè ciò avvenga”. Questo il suo annuncio, diramato attraverso quel potente et istituzionale canale che è Facebook (senza emoticon e senza gattini). Subito appresso è toccato di parlare al ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, della quale riportiamo solo la zolla di enunciato più importante: “Abbiamo presentato un programma preciso dei tempi – spiega – Speriamo di farcela entro la fine dell’anno. Si parte a settembre”.

Quindi, evviva. Si farà. Ma, considerando il distacco storico tra la classe politica ed i comuni mortali, cosa ne pensa la gente di tutta questa baraonda? “Un ottimo segnale da parte dell’Europa – dice Emanuela Dei, ex presidente Arci cultura lesbica, da sempre in prima linea per questa battaglia – Un primo passo anche da parte del Governo. La strada è lunghissima, ma teniamo duro”. In realtà, a vederla bene, la strada sembrerebbe in discesa. Corta corta.

Il cuore con "l'uguale", ultimo simbolo della protesta per il riconoscimento unanime dei diritti

Il cuore con “l’uguale”, ultimo simbolo della protesta per il riconoscimento unanime dei diritti

“Macché – prosegue – qualsiasi associazione, qualsiasi cittadino impegnato, non punta ad un registro. Tantomeno ad un regolamento a parte. I diritti debbono essere uguali per tutti, etero e omosessuali. Vogliamo arrivare al matrimonio, egualitario. Ma forse il problema, in Italia, riguarda proprio gli etero…”.
In che senso? “Come si può pensare ad un registro per le sole coppie gay? – aggiunge – E se due etero volesse iscriversi? Che facciamo razzismo al contrario? È chiaro che sotto ci sta un accordo Stato-Chiesa. Un patto che vuol concedere qualcosina a noi, ma che continua a tutelare le unioni tra etero davanti un altare”.
Siamo alle solite, insomma. Ma almeno, di questa multina un poco si può gioire? “Vediamo cosa combineranno – chiude la Dei – la storia insegna che ci si può aspettare di tutto. In ogni caso credo che si farà, anche perché più di 200 registri in Italia, e compreso Viterbo, sono serviti non poco a stimolarli. Attendiamo. Siamo alla preistoria, basta guardare fuori le finestre di casa per comprenderlo, ma magari stavolta un tantino ci tiriamo avanti”.

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