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Vita e opere dell’Angelo azzurro di Blera

Il doping ("La peggior stronzata della mia vita") e Zidane dopo il Mondiale 2006

La figurina di Peruzzi ai tempi della Roma

La figurina di Peruzzi ai tempi della Roma

“Si giocava Milan-Roma, il 13 dicembre dell’87. Il numero uno capitolino, Tancredi, si beccò un petardo vicino all’orecchio, e svenne. Pruzzo mi disse che sarei dovuto entrare io, un diciassettenne. La situazione era drammatica, tesissima. Ma i compagni mi tranquillizzarono. Confidandomi che anche se avessi preso dieci gol avremmo vinto comunque a tavolino…”. Parte così l’intervista fiume rilasciata da Angelo Peruzzi da Blera al giornalista Paolo Condò. All’interno della trasmissione “Confidential Condò”, su Gazzetta Tv (il lato televisivo) e sulla Rosa direttamente.
Il portiere viterbese torna in questo modo a parlare della sua lunga e plurimedagliata carriera. Ripercorrendone le fasi più importanti. I dolori e le gioie. E incominciando il racconto proprio dall’esperienza in giallorosso. “Fui trovato positivo alla fentermina – prosegue, senza peli sulla lingua – È stata la peggior stronzata che ho fatto. Venivo da uno stiramento e non volevo farmi di nuovo male, così presi il Lipopil. Ho pagato con un anno di squalifica questa leggerezza. Errori di gioventù”.
Ed è già tempo di Juve. Di grandi successi. Il periodo d’oro di Angelo nostro da Blera. “Il presidente Agnelli mi chiamava sempre alle 7 di mattina. La prima volta rispose mia moglie, convinta che era uno scherzo telefonico. Misi giù la cornetta. Quando riprovò a contattarmi la sua prima domanda fu ‘Quanto pesi?’. Divenne un tormentone. Me lo chiese in eterno”.

Juventus, gli anni d'oro di Peruzzi

Juventus, gli anni d’oro di Peruzzi

Altra chicca, sempre sull’Avvocato: “Una volta venne a vedere un allenamento con Gorbaciov e da dietro la porta mi chiese quanti rigori sarei riuscito a parare a Platini. Io gli dissi tre, forse quattro. E lui: ‘Io penso nessuno’…”.
Spazio alla moviola. “Quel famoso gol non gol di Bianconi in Empoli-Juve era dentro almeno venti centimetri – confessa – L’avrei voluto dire dopo, durante le interviste. Ma mandarono un altro”.
Con i bianconeri Peruzzi ha vinto tre scudetti, una Coppa Italia, due Supercoppe italiane, una Coppa Uefa, una Champions league, una Supercoppa europea e una Coppa intercontinentale. Diventando anche una delle colonne della Nazionale. “Nel 2000 c’erano Buffon e Toldo in formissima – così ricorda la maglia azzurra – non mi andava di fare il terzo. Mentre nel 2006 ero più maturo, e vinsi il Mondiale tedesco come secondo di Gigi. Festeggiammo come pazzi, ma mi sentii comunque in dovere di andare a consolare l’amico Zidane. Lo trovai che fumava, a testa bassa. Non parlammo molto. E guai a tirar fuori la storia della testata a Materazzi”.

Ed infine l'Angelo azzurro con la maglia della Nazionale

Ed infine l’Angelo azzurro con la maglia della Nazionale

E questo è un estratto dell’epopea di Angelo Peruzzi. Un ragazzo di provincia che ce l’ha fatta. Che è rimasto sempre se stesso. Che appena ha potuto è rientrato in patria, a Blera, per aiutare i concittadini. Si è buttato in politica. Continua a non dire mai di no a qualsiasi invito. È sempre presente ad ogni chiamata. Lo si può trovare perfino a caccia (in realtà anche mentre giocava in A) di dentro ai boschi del viterbese. Nonostante una gloriosa carriera che, stando ai fatti, ancora fa eco.

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